È la stagione secca.
Da quando siamo tornati non c’è stata una goccia di pioggia.
Il caldo c’è, ma non è così cocente come ci si immagina quando si pensa all'Africa equatoriale.
Ogni tanto si alza anche un po’ d’aria. A volte tanta, da
far volare via tutte le carte che hai sulla scrivania.
Non sai se benedirla, perché toglie l’afa.
O se maledirla, perché solleva la polvere.
Ecco, la regina è la polvere.
Polvere rossa, di terra argillosa, che non vedi tanto è
sottile.
A meno che non passi, sulla strada, un qualsiasi veicolo un
pochino più veloce del passo di un uomo.
Sulla strada che, nella maggior parte dei casi, non è
asfaltata.
E allora la polvere si alza, si solleva, vola, rincorre il
veicolo e avvolge tutto.
Gli alberi sono rossi fino a 3, 4 metri d’altezza, ricoperti
di questa polvere terrosa. Pulisci il piano del tavolo e dopo un’ora è ancora
ricoperto da questo velo, che vedi soltanto quando ci passi sopra la mano.
E incominci a pensare che quella roba lì te la respiri
completamente: noi per qualche mese, gli altri per tutta la vita, forse.
Forse, perché si spera sempre che, prima o poi, le strade
verranno asfaltate e allora non ci sarà più polvere sollevata da auto e moto e
camion.
Stagione secca. Oltre alla polvere, niente pioggia e quindi qualche
problema in più con l’acqua.
Il problema dell’acqua è sempre la solita contraddizione:
c’è, ma non arriva in tutte le case. così come difficilmente arriva nei villaggi, che devono dotarsi di propri pozzi.
Gli impianti sono vecchi e non adeguati. Durante la stagione
secca, la portata ovviamente diminuisce e così la pressione. Quanto più sei in
alto, in collina, tanto più incominci ad avere problemi di pressione: dal
rubinetto ne esce poca, ci vorrebbe qualcuno dietro a spingerla.
L’acqua c’è e viene dichiarata potabile. Ma.
L’anno scorso abbiamo fatto una spesa: abbiamo comperato un
filtro, che abbiamo installato proprio all'uscita del contatore. Un banalissimo
filtro meccanico, costituito dal classico bicchierone di vetro che contiene un
cilindro rivestito da una finissima maglia: l’acqua entra nel cilindro, esce attraversando
la maglia e viene così filtrata.
Ogni due settimane il bicchiere diventa scarsamente
trasparente e assume un caratteristico color terra.
Noi la usiamo solo per lavare e lavarci.
Anche per cuocere la pasta, quelle poche volte che mangiamo
a casa; e tutte le mattine per fare il caffè. Ma in casa abbiamo un altro
filtro: un bidoncino in acciaio a due camere. Nella camera superiore ci sono
tre candelotti in ceramica porosa. La camera viene riempita d’acqua, che passa
attraverso i candelotti, viene ulteriormente filtrata e cade, goccia a goccia,
nella camera inferiore, fornita di rubinetto.
Anche questo filtro è da pulire almeno una volta ogni 15
giorni, meglio tutte le settimane. I candelotti assumono un bel colore
marroncino, da bianchi che erano e sul fondo della camera superiore si vede la
famosa polvere impalpabile che striscia sul velo d’acqua.
La compagnia che ha in gestione la distribuzione dell’acqua
è formata da quattro imprese marocchine, che dovrebbero assicurare
distribuzione e investimenti, attraverso le bollette che incassano. Forse gli
investimenti li fanno ma, nel mio piccolo, non ne vedo molti. Il tubo che porta
l’acqua al CAA (Centre d’Art Appliqué) è in alcuni punti scoperto, in altri è
sottoterra di una ventina di centimetri. Ogni tanto, direi tre o quattro volte
l’anno, qualcosa lo rompe: bambini che giocano e ci buttano sopra qualcosa di
pesante; il palo conficcato a terra per legarci la capra, che viene appunto
conficcato senza badare molto a cosa c’è sotto; ruggine e corrosione. Insomma,
si rompe. E l’acqua non arriva più. La rottura avviene immancabilmente prima
del contatore, ma l’usanza è il faidate: trovata la falla, ci si arma di pezzo
di tubo e colla, e si ripara. In mezz'ora il problema è risolto. Perché, se
chiami la CDE (Camerunaise des Eaux -
Camerunese Delle Acque), arrivano con calma e, per prima cosa, ti
informano che la riparazione è a tuo carico (anche quando la rottura è a monte del tuo contatore) e anche il costo dell’acqua persa.
Non è vero, ma ci provano: spesso funziona, la mancanza di informazione fa sì
che i camerunesi credono a ciò che dice L’AZIENDA. Se l’azienda dice che devi
pagare tu, sarà vero. E poi impari ad arrangiarti, senza dire niente alla CDE.
D'altra parte, se incassi le bollette, non fai investimenti e le riparazioni le fai pagare agli utenti, il guadagno si alza. Più o meno avviene lo stesso per Eneo, che gestisce l'elettricità: la maggioranza dell'azienda è inglese.
Da quando l’ospedale ha aperto il “forage” (un buco per
terra, fatto da una trivella che contemporaneamente infilava un tubo, in modo
tale da raggiungere la falda sotterranea a circa trenta metri di profondità, un
lavoro di un paio di giorni) e ha piazzato un rubinetto disponibile al
pubblico, tutte le mattine e la sera c’è la teoria di abitanti del quartiere che
viene a prendere l’acqua.
Alla mattina ci sono soprattutto bambini e ragazzi (di
entrambi i sessi), prima dell’orario scolastico: riempiono bottiglie, secchi,
bidoni, pentoloni da comunità e tornano nelle loro case. Lo rifanno a metà
pomeriggio, quando le scuole chiudono. Durante la giornata sono soprattutto
donne, mentre alla sera si vedono gli uomini.
I bambini sono più spesso armati di bottiglie: i più
piccoli, 4 o 5 anni, una bottiglia sola e cercano di imitare i più grandi,
piazzandosela in testa; poi, secondo l’età, le bottiglie aumentano di numero o
si passa ai secchielli, rigorosamente tenuti in testa.
I ragazzi più grandi utilizzano i bidoni, quelli da venti o
venticinque litri. Se sono in coppia, riescono a portare anche i bidoni da 50
litri, o i pentoloni da comunità, quelli dove si cucina la polenta per venti
persone.
Poi ci sono gli organizzati, con le carriole, che riescono a
trasportare anche tre o quattro bidoni da 20/25 litri in una volta sola.
Le donne normalmente hanno i secchi, 15/20 litri: uno in
testa e un altro in mano. Sull'altro braccio di solito c’è il bimbo piccolo.
Poi, più avanti nel pomeriggio, quando è finito l’orario di
lavoro, arrivano gli uomini con il carretto. Non sono molti, 2 o 3. Il classico
carretto a due ruote con l’asta centrale per spingerlo o tirarlo. Ci si possono
caricare anche 4 bidoni da 50 litri. E poi si spinge. Per una strada
leggermente in salita, piena di buche e solchi e sassi.
Ma ci sono anche i “ricchi”, che arrivano con la macchina e
i bidoni li caricano nel baule.
Tutta gente che non ha l’acqua in casa? A volte sì. Più
spesso prevale il fatto che l’acqua del forage è gratis, quella della CDE costa
365 franchi a metro cubo, poco più di mezzo euro. In Italia costa mediamente
1,20 euro a metro cubo, in teoria poco più del doppio. Se rapportato all'economia, in Italia con uno stipendio base si possono acquistare 1000 metri
cubi d’acqua. In Cameroun con uno stipendio base si acquistano soltanto 250
metri cubi d’acqua. In pratica, l’acqua in Cameroun costa il quadruplo.
Ecco, si è alzata un po’ d’aria. Fuori si sta benissimo, ci
saranno non più di 22, 23 gradi. Bisognerebbe dormire fuori.
Ma come si fa, con tutta la polvere che c’è?
Ancora un pezzo, molto interessante,di costume locale.
RispondiEliminaDa aggiungere agli per fare un libro che andrebbe a ruba.
A presto
Giovanna sorella