In Cameroun si festeggiano, naturalmente, feste nazionali e feste "sovranazionali".
Una di queste è il Primo Maggio, festa di tutti i lavoratori.
Sembra quasi un controsenso festeggiare il lavoro in un paese che ha un tasso di disoccupazione non molto diverso dal nostro (intorno al 12%), ma che contemporaneamente vede quasi il 50% del PIL generato da lavoro cosiddetto "informale". Modo diplomatico ed elegante per dire: lavoro nero, sottopagato, non garantito, non contrattualizzato, eccetera.
Eppure, in occasione del Primo Maggio i lavoratori camerunesi, regolari o "informali", si radunano e sfilano compatti per le strade delle città, divisi per azienda e tutti in abiti uguali.
Anche in Italia, anni fa, erano famosi i cortei delle "tute blu": i metalmeccanici.
In Cameroun, i lavoratori della stessa azienda adottano un vestito uniforme e sfilano preceduti da cartelloni e bandiere.
All'apertura del corteo c'è sempre la rappresentanza sindacale e poi seguono i lavoratori, operai o impiegati, dei differenti settori o aziende, sia pubbliche che private, assunti in maniera formale o "informale".
Le foto si riferiscono soltanto a una parte del "defilé" (il corteo in francese) che ha avuto una durata di un paio d'ore. Possono sembrare noiose o ripetitive, ma sono rappresentative di qualcosa che spesso non rientra negli stereotipi che la maggior parte di noi ha della popolazione africana: il lavoro esiste, non è soltanto agricoltura allo stadio di sussistenza personale o attività rivolta soltanto al mantenimento personale.
Nel post precedente ho accennato alla costruzione di case, anche in modo artigianale. Ma dalla costruzione delle case deriva il fatto che esiste un'abitazione, arredata e dotata delle strutture esistenti in ogni casa: porte e finestre, mobili e stoviglie, elettricità e quindi luci e altro. Spesso, anche se non sempre, acqua lavandini e docce; eccetera. Tutto ciò comporta una serie di lavori, anche specializzati.
Il fatto stesso che vi sia una distinzione fra "lavoro formale" e "lavoro informale", significa che esiste una legislazione del lavoro ed una gestione contabile e finanziaria delle imprese e dei salari. E' evidente quindi che esistono consulenti del lavoro, commercialisti, avvocati, tribunali e tutti i dipendenti connessi.
Esistono le scuole pubbliche, ovviamente con insegnanti e libri di testo.
C'è una televisione pubblica e ci sono quotidiani e settimanali: altri settori di lavoro specializzato.
C'è un sistema di telecomunicazioni che si basa più sul servizio mobile (cellulari, ripetitori e parabole) che su quello fisso.
Certamente, all'interno della foresta, lontano dalle strade di comunicazione, esistono villaggi senza infrastrutture (leggi acquedotti e reti elettriche) e in questo caso non ci sono neanche opportunità di lavoro. Ma spesso sulle capanne c'è la parabola per restare collegati al resto del paese e del mondo. E si svolgono alcuni lavori (non soltanto informali ma a volte anche illegali) quali il taglio di alberi pregiati per ricavarne legname per l'edilizia o per i mobilieri; o la caccia di selvaggina per rifornire trattorie e ristoranti.
Tutto ciò per dire che esistono industrie, commercio e servizi. E tutto il mondo del lavoro collegato, che il Primo Maggio sfila orgogliosamente per auto festeggiarsi.
Ma il defilè è soltanto la prima parte della festa: poi ci sono pranzi, merende e cene. E musica, musica, musica, canti e balli.
Così come abbiamo fatto anche noi nel nostro Centro di Mbalmayo: cena predisposta e servita dagli allievi della scuola di turismo, esibizione di alcuni allievi di un corso di karate, esibizione di alcuni cantanti, saggio di danza classica, intrattenitore-conduttore della festa, musica mixata tramite computer, giochi a premio.
E' Africa, è un paese con cultura diversa dalla nostra, hanno tradizione e abitudini che noi abbiamo forse abbandonato da qualche decennio (ma non tanto di più!), ma non sono poi così diversi da noi.
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