Questo inizio d’anno è caratterizzato da un via vai di
persone che, con differenti motivazioni, arrivano o partono.
C’è chi viene in visita, anche solo per un giorno o due e
poi, naturalmente, riparte.
C’è chi approfitta di un periodo di riposo dal suo lavoro e
lo trascorre qui da noi, per fare un’esperienza e poi decidere se potrà
impegnarsi per più tempo e con obbiettivi più definiti.
C’è chi arriva perché nasce un nuovo progetto e occorre
seguirlo. E qui parliamo di permanenze di parecchi mesi o anni.
E occorre organizzare il servizio di “presa e consegna”
all'aeroporto, secondo gli orari che variano a seconda delle compagnie aeree
utilizzate e che si collocano fra le sei di pomeriggio e le quattro di mattina;
occorre organizzare il pernottamento, che sia per un giorno solo o per anni;
occorre contare, a mezzogiorno e sera, quante saranno le persone presenti a cui
preparare pranzo e cena. A volte sembra un gioco di incastri: questo lo metto
qui e l’altro là, domani sposto tizio e metto caio, quando caio riparte tizio
torna al suo posto, se nel frattempo non è arrivato sempronio; devi ricordarti
che possono esserci diete particolari o esigenze di salute. E il tutto
considerando che non abbiamo lo staff di un albergo o di un ristorante! E che
per molti di noi queste attività si aggiungono al normale lavoro quotidiano.
Andiamo per ordine cronologico (se non sbaglio qualcosa).
Quando ancora noi due eravamo in Italia, è arrivato Don
Adriano. Ve ne ho già parlato nel passato. Ha superato gli 80 anni e la sua
base abituale è a Garoua, nel nord. Per motivi di salute, nel periodo secco e
caldo non può più fermarsi a Garoua e quindi “sverna” a Mbalmayo: di solito da
metà dicembre a metà marzo. Magari fa anche un salto in Italia, per verificare
se le condizioni sanitarie sono stabili o se deve adottare qualche altra
precauzione. È capace di mettere le mani dappertutto e quindi, quando è qui, si
dà da fare per lavori di idraulica o di ferramenta o di falegnameria: dalla
serratura da cambiare alla pompa dell’acqua o al ripristino di un tavolo da
ping pong. Ha un rapporto particolare col cibo: non rifiuta nulla e gli va bene
tutto, basta che ci sia da mangiare. Se lo vedi muoversi e dirigersi verso la
cucina, vuol dire che sono le 13 o le 20. Controlla che tutti si siano serviti
e, qualora veda che qualcosa è ancora nei piatti di portata, si preoccupa che
non restino avanzi magari difficili da gestire e trasferisce tali avanzi nel
suo piatto.
A cavallo fra fine e inizio anno sono arrivati i Clown, come
tutti gli anni. Una decina di giovani e meno giovani che utilizzano parte delle
loro ferie per venire a fare animazione qui a Mbalmayo, con i bambini e ragazzi
di quartiere e con i carcerati: giochi, canti, risate, sempre con il naso
posticcio rosso in viso o appeso al collo. È il loro distintivo. Quest’anno non
li ho visti, erano altre persone rispetto all'anno scorso e non posso dirvi
molto di più.
A inizio anno sono arrivati Davide, Francesca, Jacopo e
Elisabetta: papà, mamma e due gemelli di poco meno di sei anni. Si fermano fino
alla fine di giugno. Davide ha il compito di impiantare la parte amministrativa
e procedurale di un progetto complesso, finanziato da UE e Ministero degli
Esteri italiano, destinato a migliorare le condizioni (spesso disumane) delle
carceri in Cameroun. È un progetto che si sviluppa in più zone del Paese, ma il
collettore amministrativo è qui a Mbalmayo: il coordinamento di tutte le
attività, l’aderenza al progetto così come è stato approvato dalle due
istituzioni, la stesura delle procedure operative, la raccolta delle pezze
giustificative, i rendiconti periodici, la gestione finanziaria dei tanti soldi
che verranno utilizzati. La moglie, Francesca, dà un aiuto in casa, andando a
fare la spesa o altro, e si occupa soprattutto dei due figli, Jacopo e
Elisabetta, che sono stati iscritti alla nostra scuola elementare. Così, quando
torneranno in Italia, potranno farsi belli perché loro sono già a scuola,
mentre gli amichetti sono ancora all'asilo. Davide, come tutti quelli che
devono fare un lavoro come il suo, non ha un compito facile: deve dettare delle
regole e far sì che vengano rispettate, in un ambiente dove spesso le regole
sono un “optional”. Vengono da Bologna ed è un piacere sentirli parlare con la
loro classica intonazione dialettale. Jacopo e Elisabetta si sono adattati
benissimo con i loro nuovi compagni di scuola. Come tutti i bambini della loro
età, difficilmente stanno fermi e quieti. A mezzogiorno i bimbi mangiano a
scuola, mentre Davide e Francesca pranzano con noi. A cena, invece, se ne
stanno tutti e quattro a casa loro (vivono nella casetta a fianco dell’asilo,
dove io e Ica siamo stati in primavera 2013), perché i bimbi vanno a letto
presto: la sveglia è mattiniera, perché bisogna essere a scuola per le 7,30. Ma
il sabato, la domenica a mezzogiorno e nei giorni di festa stanno tutti e
quattro con noi: “mangiano al ristorante”!
Contemporaneamente a questa simpaticissima famiglia è
arrivato anche Angelo (Angelo 2!), che si fermerà 3 anni. Anche lui è legato al
progetto carceri. Quando Davide e famiglia torneranno in Italia, Angelo dovrà
raccogliere e ordinare tutta la documentazione che sarà prodotta nell’ambito
del progetto, controllarne l’esattezza formale, mantenere i rapporti con
Davide, e così via. Sembra una persona schiva e timida, si fa fatica a
coinvolgerlo nelle attività della Casa. Ogni tanto esce con i civilisti, a bere
una birra o sentire un po’ di musica. Nonostante la sua timidezza, sembra che
abbia intrecciato una “profonda” amicizia con una ragazza del posto. Forse è
per questo che ogni tanto, specie nel weekend, scompare e non dà notizie di sé.
Sempre nell’ambito del Progetto Carceri, ha fatto una visita
(tecnica) anche Dario, che in Italia si occupa del settore amministrativo del
COE: verifica sul posto della parte amministrativa del progetto, definizione
dei rapporti amministrativi Italia/Cameroun, controllo che tutto sia in ordine
e, approfittando dell’occasione, quattro chiacchiere anche con gli altri
volontari COE per raccogliere commenti, esigenze e magari qualche critica. Si è
fermato una decina di giorni, ma era contento di essere tornato: nel passato,
qui si era fermato per anni.
È arrivato anche Prashant Cattaneo, indiano di nascita, ma
italiano da quando aveva 10 mesi. È vice
presidente di COE Barzio. Anche lui con una pregressa esperienza qui in Cameroun, dove ha rivisto vecchie
amicizie. Ha passato molto tempo a Douala, per vedere come procedono le
attività di apertura e partenza di LABA, Libera Accademia di Belle Arti. È
un’iniziativa di un artista italiano, Roberto Dolzanelli, che ha già aperto da
tempo la sede principale a Brescia e una succursale in Cina. Ora lo fa qui in
Cameroun, con l’assistenza amministrativa e burocratica del COE. Prashant
naturalmente è stato anche a Yaoundè e qui a Mbalmayo. Anche lui si è fermato
una decina di giorni in Cameroun.
Per l’inaugurazione di una nuova chiesa a Garoua (e senza
problemi in una zona dove i musulmani sono maggioranza!) sono arrivati anche
Don Antonio Novazzi, direttore della Pastorale Missionaria della Diocesi di
Milano, e Monsignor Mario Delpini, vescovo ausiliare di Milano e segretario
della Conferenza Episcopale lombarda. Il primo, che conosco ormai da un po’ di
tempo, è persona molto simpatica e attenta a problemi e opportunità che si
presentano in tutto il mondo. A volte non è facile trovarlo, perché passa da
Milano al Cameroun, o in Brasile, o in Asia, ripassando da Milano per svolgere
un po’ di lavoro d’ufficio e cambiare i contenuti delle valigie. Purtroppo,
proprio per incastrare i differenti impegni e sfruttare al meglio il tempo,
hanno deciso che gli orari migliori dei voli erano quelli proposti da Air
Maroc, con arrivo all’aeroporto di Yaoundè alle 4 di mattina! Non si sono
fermati molto tempo: dal 16 al 22 febbraio, certamente passando molte più ore
in spostamenti da una località all’altra che in permanenza nelle differenti
località.
Anche Don Adriano è andato all’inaugurazione della chiesa di
Garoua: partito il 18 (o il 19, ho perso i conti) e ritorno il 22.
Infine, è arrivato anche Paolo Caporali, altro membro del
CdA di COE Barzio. Da qualche anno non si vedeva nessuno delle alte sfere
italiane e in pochi mesi sono arrivati in 4! Meglio così, speriamo che
mantengano buone abitudini. Paolo, fra l’altro, si occupa della gestione dei
“civilisti”, quegli italiani che svolgono servizio civile per un anno
all’estero o in particolari attività in Italia. Come vi ho già raccontato, ce
n’erano tre qui a Mbalmayo e altri tre a Yaoundé. Il loro servizio è terminato
e quindi ripartono definitivamente per l’Italia. Chiara è partita domenica sera
e tutti gli altri partono lunedì sera/notte.
Festicciola di saluti, baci, abbracci, promesse di
rivedersi, di tenersi in contatto, qualche attimo di commozione. Un anno
passato insieme, a svolgere lavori differenti, con caratteri e mentalità (e
età!) differenti. Tutti hanno un età inferiore a quella dei miei figli ma,
fortunatamente, nessuno mi ha adottato come “papà temporaneo”! Anche se,
qualche volta, qualcuno veniva a esprimere dubbi o perplessità e chiedeva uno
scambio di idee. Qualcuno si è molto ben calato nei compiti che gli erano
affidati, qualcun altro se ne è inventati di nuovi. Qualcuno si è reso conto
che questo tipo di esperienza è stata molto diversa da come se l’era immaginata
ed è contento che sia finita. Qualcun altro ha preso atto della grossa
differenza fra immaginazione e realtà e ci si è ben adeguato. Anche questa è
stata una forte esperienza per noi “vecchi”: vivere a contatto di gomito, tutti
i giorni, con giovani all’inizio estranei che, per forza di cose (d’età
soprattutto) hanno abitudini e modi differenti dai tuoi, non è sempre facile.
Ma è stata un’ottima esperienza e certamente questi giovani ci mancheranno
molto.
Adesso però partono e, più o meno in coincidenza con l’ultima
partenza, ci sono i ritorni da Garoua. Quindi si lascia qualcuno e si prende
qualcun altro.
Ma sembra che con quest’ultima giornata si chiuda un periodo
piuttosto ricco di sventolio di fazzoletti. Con la partenza dei civilisti si
chiude una fase e si è pronti a riaprirne un’altra. Qualche rimpianto per ciò
che è stato, qualche speranza per ciò che sarà, qualche grammo di esperienza in
più, qualche legame nuovo.
Restano, almeno per un altro anno, Charlotte e Tsugu: la
nostra giovane francese e il nostro compitissimo giapponese. Ma loro ormai sono
“vecchi” e ci aiuteranno nell'accoglienza dei nuovi. Come Elena, arrivata una
settimana fa per fare un’esperienza di due mesi di affiancamento nel College
Nina, soprattutto nello scambio di esperienza e cultura nella scuola di cucina.
E si rivelano nuove coincidenze. Elena, che lavora
stagionalmente in una struttura alberghiera di Spotorno. Che è a due chilometri
da Noli, paese ligure che conosco da quando avevo 10 anni e che ho frequentato
assiduamente per quasi 50 anni di seguito. Struttura alberghiera che, in
origine, era una colonia marina per bambini milanesi e che è stata la colonia
estiva di mia sorella nel lontano 1949!
Il mondo è grande, spesso diviso e lacerato. E pieno di
collegamenti, coincidenze, conoscenze intrecciate che rendono ancora più
assurde divisioni e lacerazioni. Essere qui o in un'altra parte del mondo,
raccontarsi e raccontare, imparare e trasmettere: è un’altra piccola
motivazione per fare queste esperienze. Una piccola goccia nell’incendio del
mondo. Ma il mare è fatto di piccole gocce.
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