E altre attività.
A scuole chiuse, il Centro sviluppa le altre attività,
quelle di animazione sociale, compreso naturalmente lo sport.
C’è stata l’attività annuale di animazione per ragazzi: il
centro estivo, come viene fatto in tutti i comuni d’Italia, ha organizzato un
mese di intrattenimento per bambini e ragazzi. Giochi, canti, musica, gita,
premi.
Ogni giorno, quasi 300 fra bambini e ragazzi (dai 3 ai 20
anni) hanno riempito il nostro piazzale, i campi sportivi, anche qualche aula
delle scuole, per giocare e ridere assieme.
Musica, di ogni tipo, naturalmente a tutto volume e una
dozzina di animatori a proporre attività, stare attenti a ciò che succedeva,
curare i più piccoli, risolvere litigi o consolare chi si faceva male.
Il nostro volontario giapponese si è prodigato
nell’insegnare le buone regole della differenziazione dei rifiuti e lui per
primo raccoglieva ciò che trovava per terra.
Alcune aziende camerunesi hanno donato le bibite, la Ferrero
ha donato alcuni suoi prodotti, soprattutto gli ovetti; qualcun altro ha
permesso la realizzazione della gita.
Il tempo è stato clemente e ha donato buone giornate.
Poi è arrivata l’Inter. Non tutta la squadra, e neanche
qualche giocatore rappresentativo, più o meno conosciuto. Ma il programma degli
Inter Campus ha una buona base qui. Il Cameroun è stato uno dei primi paesi di
questa iniziativa e Mbalmayo una delle prime sedi, grazie alla collaborazione
con il COE. Il programma è iniziato quasi dieci anni fa, fra COE, INTER e CSI.
Quest’ultimo ha avuto qualche difficoltà iniziale a continuare il programma, ma
l’Inter non si è tirata indietro e ha continuato. Ormai, quasi tutti gli anni,
un’equipe di quattro, cinque persone arriva, fa un po’ di formazione agli
allenatori locali, distribuisce magliette e palloni. Insomma, mantiene i
rapporti, contribuisce allo sviluppo dello sport puro: senza gli annessi e
connessi commerciali e di business. Lo sport come educazione e promozione
sociale. Si parla poco di Inter e molto di sport.
E ancora: un mese di formazione per educatori e animatori sportivi,
grazie al CSC, Centre Sportif Camerounais, nato dalla collaborazione con il CSI
e ormai diffuso in tutto il Cameroun. Una quarantina di persone, di entrambi i
sessi, che si aggiornano sulle buone pratiche sportive e sulla capacità di
intrattenere i giovani, orientarli allo sport, rispettare gli avversari,
mantenersi o favorire una buona salute. Incominciano la loro giornata di
formazione alle 7 di mattina e vanno avanti fino a sera, sovente anche dopo
cena. E sono ospiti presso una delle nostre strutture.
Naturalmente, a questo mese di formazione partecipa anche il
CSI, il Centro Sportivo Italiano, che è arrivato quest’anno con una delegazione
formata dal Presidente e da altri 7 collaboratori, tutti giovani, tutti con una
specializzazione scolastica di tipo sportivo, la maggioranza allenatori di
calcio o basket nelle squadre e squadrette che popolano l’Italia.
Il CSI ha ripreso la sua attività internazionale. Dopo
averla un po’ rallentata negli anni scorsi, ha effettuato un’iniziativa, molto
apprezzata e molto importante, ad Haiti, in conseguenza del grave terremoto. E
da quell’esperienza ha ripreso e rinnovato la volontà di contribuire alla
diffusione della pratica sportiva, sempre intesa non come competizione fine a
se stessa o come fonte di guadagno, ma come momento forte di aggregazione, di
educazione, di crescita, di rispetto degli altri, soprattutto degli avversari
che non devono mai diventare nemici. E penso alle motivazioni che devono avere
quei giovani, il più giovane 19 anni e il più vecchio 35. 4 Ragazze e tre
ragazzi che si sono pagati il viaggio di andata e ritorno, hanno utilizzato 3
delle loro settimane di ferie per arrivare in un paese sconosciuto ed essere
accolti come re dai bambini, ragazzi e adulti del Cameroun. Hanno fatto una
prima settimana in un villaggio dentro la foresta e anche loro hanno imparato
come vivere senza acqua e senza luce. La settimana successiva qui a Mbalmayo,
dove hanno pensato di essere in paradiso: acqua calda e fredda, luce, cibo
spesso italiano, attrezzature sportive e campi da gioco. Una pacchia! Anche se
il lavoro non era poco: dalle 8 a sera giochi con i giovani e, dopo cena,
riunioni con gli adulti.
E tutte queste iniziative dimostrano che la famosa
convivenza fra i popoli è possibile, che gli italiani, nella loro
maggioranza, non riconoscono alcuna differenza fra popoli, razze, colori della
pelle.
Sono soltanto pochi, egoisti e ignoranti (che ignorano), che
mantengono la paura del diverso, che temono di perdere i propri privilegi, che
si ritengono (chissà perché) superiori agli altri o baciati da un diritto
divino.
Ma, appunto, sono comunque una minoranza, fuori dal tempo e
fuori dal mondo. E destinati a perdere. perché non hanno imparato le regole
dello sport: rispetto per tutti e che vinca il migliore!
E mi viene in mente il Canada e quelli che lo esaltano come
paese rigido e duro verso gli immigrati, a conferma di quella non conoscenza
cui accennavo prima.
Canada, un totale di meno di 15 milioni di abitanti,
costituiti per il 26% da persone nate in Canada e per il restante da immigrati,
da tutto il mondo.
Canada, per il quale è stato coniato il termine “mosaico
culturale”, perché non c’è integrazione e neanche assimilazione: per legge
(Immigration Act – 1975), gli immigrati hanno diritto a mantenere i propri usi
e costumi, che anzi vengono favoriti dallo stato. E quindi c’è una convivenza
pacifica e stimolante di culture diverse (e religioni differenti) e ognuno
rispetta la libertà degli altri senza prevaricazioni di alcun tipo.
O il Cameroun stesso dove, a causa di Boko Haram, gli
immigrati dalla Nigeria sono ormai quasi 6 milioni, anche qui su una
popolazione camerunese di circa 13.000.000.
Li accolgono, li sfamano, gli danno da dormire. A fatica, perché
la condizione economica qui è molto più negativa che in Italia: uno su tre è
disoccupato e un altro è sotto-occupato. Ma non ci sono manifestazioni contro “il
furto di lavoro”. Certo, nelle sfere politiche e militari si riconosce il
rischio che fra gli sfollati possano esserci infiltrati terroristi, ma cercano
di starci attenti. Non possono rifiutare aiuto a 6 milioni di rifugiati, per il
potenziale rischio che fra di loro ci siano anche 1000 terroristi. Il loro
ragionamento è semplice: collaboro ad ammazzare 6 milioni per paura di 1000?
Sarebbe una dichiarazione di sconfitta verso il terrorismo, oltre ad un palese
atto di disumanità.
Ma sono neri, incivili e arretrati, sporchi e malati,
fannulloni e presuntuosi.
Invece, nella civile e ricca Italia, la paura dell’invasione,
perché gli immigrati sono più o meno 5 milioni su 60. Sento già le risate di
scherno dei camerunesi e dei canadesi!
E in fatto di convivenza, a luglio già finito, abbiamo avuto
ospiti a casa nostra 6 persone speciali: 2 preti, 1 diacono e 3 suore. Cosa hanno
di speciale?
un prete è svizzero
l’altro è italiano
il diacono è delle Isole Mauritius
una suora è brasiliana
una camerunese
l’ultima è Lettone
Sono venuti, con piacere, per amicizia e per mangiare la
pizza con la mozzarella italiana, accompagnata da buona birra camerunese.
Li conosciamo da un paio d’anni, anche se qualcuno è
cambiato: la suora della Lettonia ha sostituito la precedente tedesca, il prete
italiano ne ha sostituito un altro, della Nuova Zelanda.
Mezzo mondo, da nord a sud e da est a ovest, intorno a un
tavolo in una parte di mondo che non appartiene a nessuno di loro, o quasi.
solo adesso leggo e posso esprimere il mio parere , scontato , scontatissimo .E' solo ed esclusivamente l ' ignoranza che determina il razzismo in ogni sua accezione .Ignoranza culturale e ignoranza umana, cioè del sentire profondo,. che rende presuntuosamente certi di non doversi informare .Assenza di umiltà
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