giovedì 21 aprile 2016

Una Vacanza da Re - 2

L’arrivo al sito della cascata è stato abbastanza semplice e veloce. Sempre rapportato alla situazione locale. Poco meno di 50 chilometri in poco più di un'ora.
Dalla cartina vedete che ci sono, anche in questa piccola parte, aree verdi piuttosto estese. Il Cameroun è ricco di aree protette e parchi naturali, dove si cerca di salvaguardare anche la fauna, soprattutto le specie in pericolo di estinzione.
E proprio sulla strada verso Ekom Nkam ci siamo imbattuti in un cartello che indicava la riserva di Santchou, abbastanza vicina.
La tentazione di fare una deviazione per andare a vedere è stata forte, ma abbiamo resistito.
Perchè già nella serata precedente avevamo visto che le occasioni di visite interessanti erano veramente tante e cercare di coglierle tutte sarebbe stato impossibile. Era necessario fissarci degli obbiettivi precisi, altrimenti avremmo corso il rischio di cercare di vedere tutto e non vedere nulla.
Ma resta il dubbio e la curiosità: chissà se riusciremo a soddisfarli entrambi?

Strada asfaltata, poco frequentata; gli immancabili dossi all'entrata e uscita di ogni paese, scarsamente o per nulla segnalati e, infine pochi chilometri di pista accettabile.


Quando dico "accettabile" è perchè molto spesso le piste (e anche molte strade di città, Yaoundé compresa) sono come questa sotto o molto peggio.


Ai margini del sito turistico si incominciano a vedere le prime case, in muratura o legno; e poi le costruzioni legate al traffico turistico: ancora case in muratura e legno, per accogliere i turisti che vogliono fermarsi più del semplice tempo di una visita. Anche bungalow ben tenuti.


E'comunque frequente vedere case come questa con lo spazio intorno pulito e ben curato. Spesso mancano i mezzi per ricostruire la casa o metterla a posto, ma con una scopa si può già fare tanto. 




Naturalmente, l’accesso non è gratuito: il sito è abbastanza ben tenuto, la visita avviene con l’accompagnamento di una guida, che spiega qualcosa, anche se in effetti non c’è molto da spiegare, ma tutto da guardare. Ci è venuto il dubbio che la guida sia soprattutto un aiuto per le persone che non sono abituate a camminare e che potrebbero trovarsi in difficoltà sulla scalinata che porta vicino alla cascata: i gradini sono piuttosto alti, in alcuni punti sconnessi. In totale, non è del tutto agevole. In più, l’ambiente intorno alla cascata è decisamente umido. C'era un bel sole, molto caldo. E il massimo grado di umidità possibile. La scalinata si risale a tappe!
Per la prima volta da quando siamo qui, le foto non sono state gratuite: ogni persona che voglia fare delle riprese, con qualsiasi mezzo, deve pagare 1000 franchi: no 1000 franchi, no foto!
Ma ne è valsa la pena.


La guida ci accompagna alle cascate
E' un albero unico, diviso in due subito dopo la radice.
Le misure si apprezzano in rapporto alle figure umane a fianco.
Un terzo della scalinata da fare, in discesa e salita!
Non è ancora la cascata, ma soltanto un aperitivo.

Anche queste non sono ancora le cascate principali

Eccola, finalmente!





Più di 80 metri di salto e una dozzina di metri in larghezza quello che vedete.
Perchè la cascata è "gemella", cioè formata da due bracci. Quando siamo andati ne era visibile soltanto uno, perchè la stagione delle piogge è all'inizio e quindi c'è meno acqua del solito.
Come molte cose "gemelle" in Cameroun, abbiamo potuto vedere soltanto il "maschio". La "femmina" si può vedere sovente da maggio in avanti, meglio ancora a ottobre/novembre.



Eccola la sede della cascata "femmina".
Potete immaginare quale sia lo spettacolo quando tutti e due i bracci sono alla massima portata. La guida ci ha spiegato che, in quel caso, il fondo della valle, dove si abbattono milioni di litri d'acqua, è totalmente nascosto dal ribollio dell'acqua e che sul terrazzino belvedere, distante più di cento metri e in posizione elevata, arrivano senza fatica spruzzi d'acqua. Già noi comunque sentivamo ogni tanto qualche gocciolina.



Ovviamente la natura intorno non potrebbe essere più rigogliosa: erbe e piante a non finire; alberi che si intrecciano gli uni agli altri; vecchi tronchi che fanno da impalcatura per rampicanti di ogni specie. Dicono che ci sia anche molta fauna: antilopi, scimmie, serpenti. Che naturalmente restano ben nascosti.

Qui sotto, la cascata a pieno regime (foto rubata!). E la foresta tutto intorno.









Le famose liane di Tarzan!
E gli unici animali che abbiamo visto, a parte qualche farfalla, stupenda nei colori, che ha rifiutato di farsi fotografare.




Per molti, sono una leccornia. Devo dire, per esperienza diretta, che non sono male, anche se non andrei a cercarli apposta.

Non ci sono foto della risalita, eravamo sufficientemente impegnati a respirare e asciugarci il sudore.
Abbiamo ringraziato la nostra guida e ci siamo messi in marcia con due obbiettivi: fermarci da qualche parte a mangiare qualcosa e raggiungere Dschang, città con una università molto nota e apprezzata e con il Museo della Civilizzazione, una delle nostre mete.

Ma l'uscita dal sito turistico ve la devo raccontare perché è emblematica di un certo "clima" ambientale del Cameroun.
C'era una sbarra, tipo passaggio a livello, e tre persone sedute a fianco che, pur avendoci visti arrivare, in macchina, e aver visto che ci eravamo forzatamente fermati davanti alla sbarra, non davano segno di spostarsi per venire ad alzarla e farci uscire. Uno dei tre si è avvicinato a un casotto lì vicino, ha detto qualcosa ed è uscito un quarto uomo, ben vestito e con un libro/registro in mano.
Che, cortesemente, ci ha chiesto se tornavamo dalla cascata (e da dove, se no?), quanto avevamo pagato, se avevamo pagato anche per fare foto. Poi ha chiesto i documenti di tutti e tre, trascrivendo i nostri dati sul registro.
Finalmente, ci ha lasciati uscire!
Il fatto è (e vale per ogni attività in tutto il Cameroun) che è abbastanza frequente che si cerchi di far restare attaccato alle proprie mani un po' del denaro che circola. Quindi ci sono controlli incrociati ad ogni momento. Già nel botteghino del sito avevamo lasciato dati anagrafici e avevamo, ovviamente, pagato ciò che ci era stato chiesto.
Con questo controllo, ormai era noto a chi di dovere che tre persone erano entrate ad una certa ora e avevano pagato una certa somma. Che doveva essere versata.
Una sfiducia reciproca e un sospetto che non facilita lo sviluppo, ma anzi si autoalimenta e crea le migliori occasioni per la corruzione.

Ci stavamo comunque rendendo conto che, nonostante tutto, la mattinata era stata abbastanza impegnativa dal lato fisico. Caldo e umidità avevano inciso non poco.
A Dschang, quindi! Alla ricerca di un albergo tranquillo, di una doccia e di quattro semplici passi in città. 
Come se fosse facile!

3 commenti:

  1. E' già il 28 aprile e non c'è ancora il proseguo: Rosella

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    1. Fra un post e l'altro, mi capita anche di lavorare. Poi, a quattrocchi, magari ti racconto gli orari di una giornata standard. Prendo comunque atto del sollecito e provvederò al più presto!!!

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  2. Adesso il racconto è completo , ricco di descrizioni e foto . Una vera meraviglia! E se penso poi che tutto è stato approntato per noi , mi viene da dire : grazie !
    Giovanna sorella

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