GRAZIE!!!!
Nel linguaggio delle comunicazioni internet scrivere in
maiuscolo equivale a urlare. Non è educato.
Ma se l’urlo è di gioia, allora credo che sia permesso.
Un po’ di tempo fa, all’inizio di maggio, vi ho scritto una
mail chiedendo aiuto.
E l’aiuto sta arrivando!!!!
Immagino già le vostre domande: quanto? Chi? E chi no?
E’ arrivato più di un euro, ma meno di un milione.
Avete contribuito tutti: chi praticamente, chi con la
vicinanza, chi diffondendo il messaggio.
E noi, qui, abbiamo imparato ancora.
Abbiamo imparato che la solidarietà esiste ancora.
Nonostante la crisi, nonostante i sacrifici, nonostante le polemiche,
nonostante le tasse, nonostante la politica, nonostante la differente fede
religiosa, nonostante il differente tifo calcistico, nonostante tutto.
Abbiamo imparato che la solidarietà si diffonde in silenzio, senza pubblicità, senza clamore. In apparenza è sopraffatta dalla violenza, dalla volgarità, dall'astio. Ma esiste, è diffusa, ha radici profonde, è duratura. E chi la applica lo fa, appunto, in silenzio, senza richiedere attestati di partecipazione. Ed è
più duratura e resistente.
Abbiamo imparato cosa vuol dire vivere senza acqua. Per
carità! È un “senza acqua” relativo, rispetto a chi è veramente senz’acqua.
Ma è diventata molto più comprensibile la fatica quotidiana
di prendere i secchi, riempirli con la pompa a mano dalla cisterna di acqua
piovana, portarseli in camera per gli utilizzi quotidiani. E magari fare il
viaggio 3 o 4 volte per farsi una doccia. E lavare la biancheria a mano, senza
ricordarsi (o aver mai saputo!) quale deve essere la giusta quantità di sapone
per fare meno fatica a risciacquare, ma ottenendo la giusta pulizia.
E per noi è stato relativamente facile: cisterna a quattro
passi da casa, una rampa di scale ed è tutto finito. E poi si sapeva che era
un’emergenza: pochi giorni, o poche settimane, e tutto sarebbe tornato normale.
Certo, c’era anche il “fastidio” di andare a comprare l’acqua minerale, ma
potevamo farlo!
E chi non può farlo? E chi la pompa ce l’ha a qualche
centinaio di metri di distanza? E chi sa che non è un’emergenza, ma la
normalità di tutti i giorni e forse di tutta la vita?
Non si crea problemi: questa è vita. E sono contenti perché
hanno il pozzo vicino, mentre prima era più lontano.
E tornano in mente le foto di “angoli caratteristici della
vecchia Milano”: il Vico dei Lavandai. È più chiaro adesso, un po’ meno
folcloristico, molto meno romantico. I famosi lavatoi sul naviglio, dove le
donne portavano i cesti di panni sporchi e, in ginocchio, li lavavano a mano,
utilizzando appunto l’acqua del naviglio. E, alla fine, se li riportavano a
casa: inzuppati d’acqua e pesanti tre volte più che all’andata! Due o tre volte
a settimana. Romantico? Facciamolo noi oggi e poi vediamo se è davvero romantico.
Qui si vedono abitualmente, sui fiumi, donne e ragazze che
lavano inginocchiate sul greto del fiume. Anche nel nostro internato gli
studenti (anche i maschi) dedicano il sabato alle pulizie: della casa, dei loro
spazi e dei loro vestiti e lenzuola. Nonostante ci sia una lavatrice semi
industriale. Gli studenti, qui, vanno a scuola in divisa: e la divisa deve
essere in ordine e pulita tutte le mattine.
Ma fate lavorare i ragazzi e i
bambini?
Certo che sì, nell'ambito della pulizia personale e domestica! E la
pulizia domestica comprende anche la cura degli spazi esterni. È la normale
educazione e formazione alla vita che devono e dovranno fare tutti i giorni.
Per comprendere molte cose, bisogna partire da un dato di fatto: non esiste,
ancora, un obbligo di scolarità minima e non esiste, ancora, un limite di età
minima per il lavoro. Esiste un fortissimo spirito di famiglia, al cui interno tutti hanno il loro ruolo e il loro compito, anche i più piccoli. Ed esiste la consapevolezza che il lavoro è fatica: meglio allenarsi fin da subito.
Partendo dalla mancanza d’acqua siamo andati lontano, ma
bastano due occhi sani, un grammo di cervello e due di cuore per fare certe
associazioni di idee.
Devo fare una correzione a quello che ho detto prima: ho
sempre parlato al plurale, ma io e Ica non abbiamo subito gli stessi disagi di
tutti gli altri: un pochino sì, ma avendo la nostra casa, non abbiamo mai avuto
problemi di acqua (e abbiamo prestato la nostra lavatrice agli altri
volontari).
Ma la pompa adesso c’è! l’acqua è tornata in tutta la casa,
si può bere, si può lavare, ci si può fare la doccia senza contare i bicchieri
d’acqua che si consumano. E abbiamo festeggiato: brindisi con pura acqua
(filtrata!) di pozzo e tiramisù (o quasi).
Anche le auto sono state riparate. Quella con i danni
maggiori è ancora in attesa del radiatore nuovo: i pezzi di ricambio originali
sono difficili da trovare. Per ora c’è una riparazione che ci permette di usare
la macchina, con prudenza e attenzione, intanto che il meccanico cerca il
radiatore nuovo.
La ricostruzione del muro procede ed è già a buon punto. Adesso
sono fermi per due o tre giorni: il caposquadra, che è anche l’imprenditore, mi
ha chiesto il permesso di interrompere i lavori durante il fine settimana,
perché ha un attacco di malaria e non riesce a lavorare. Si è scusato, ma è
certo di riprendere il lavoro lunedì, al massimo martedì. Non faccio commenti:
pensateci voi.
Scottati dall'acqua calda, poi si ha paura anche dell’acqua
fredda. Questa volta il muro non ha soltanto i contrafforti come prima, ma
anche delle “chiavi” che lo ancorano al terreno. Oltre, naturalmente, a un
canale di scolo delle acque piovane. E delle fondamenta un po’ più profonde dei
60 cm originari. Con il sistema delle “chiavi” è come se fosse stato fatto un
muro dello spessore di un paio di metri!
Quando ho proposto di riaffidare il lavoro allo stesso
imprenditore, appurato che il crollo non era imputabile a sua negligenza, avevo anche detto che il lavoro sarebbe stato migliore, per la
volontà di dimostrare la sua capacità. Qualcuno si è messo a ridere, dandomi
dell’illuso.
È bello avere ancora delle illusioni, soprattutto quando si
realizzano.
Qualcuno mi ha detto: “ma sì, manda una mail. Qualcosa
arriverà. Sempre meglio che niente.”
Ma in questo caso non erano illusioni, amicizia e fiducia non
sono illusioni.
GRAZIE!!!!
La prima costruzione
Il crollo
La ricostruzione
Preparazione del canale di scolo delle acque piovane
La "chiave"
Ancora la "chiave"
Il rinforzo dello scarico acqua
L'elevazione del muro. Si vedono i "barbacane" per far scorrere l'acqua
Grazie a te che come al solito ci racconti cose che ci sembrano lontane di secoli, ed invece sono ancora attuali e molto vicine. Dei lavatoi mi ricordo anch'io quando da piccola andavo in montagna con le suore e visto che ero la prediletta di suor Direttrica avevo l'onore d'andare con lei al lavatoio a lavare i calzini: Che fortuna! Ma mi ricordo ancora mia mamma prima dell'avvento della lavatrice, del bagno in casa, e di tutte le cose meravigliose che ci sono venute in aiuto per farci fare meno fatica. Parola magica: non vogliamo più farne. Ed invece ogni tanto fare un po' di fatica ti fa vedere le cose con un'ottica diversa, magari ti fa ridimensionare alcune priorità. Ma non voglio fare nessuna Amarcord, voglio solo dirVi grazie, perchè con questi racconti possiamo capire che siamo molto fortunati rispetto ad una grande fetta della popolazione che vive sul nostro pianeta. Rosella
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