domenica 1 novembre 2015

Fine settimana intenso. E bagnato!

È un po’ come gli spettacoli di fuochi d’artificio: quando ci si avvicina alla fine, i botti aumentano, si susseguono veloci, sempre più appariscenti e fragorosi.
Ecco, la stagione delle grandi piogge sta terminando e pensa che, forse, non ha fatto cadere tutta la pioggia necessaria. E recupera il tempo perso, scatinellando acqua a tutto spiano, di notte, di giorno e anche negli intervalli!

Siamo andati a Yaoundè giovedì: l’ambasciata ha invitato tutti i residenti italiani per un briefing sulla condizione del paese. È una prassi di routine, informare gli italiani residenti, anche temporaneamente, in paesi esteri relativamente alle condizioni sociali e politiche e alle eventuali situazioni di “rischio”.
Indubbiamente questo tipo di informativa può risultare abbastanza inutile in paesi tipo Francia o Inghilterra, ma è più interessante in altre nazioni.
Non ci sono state comunicate notizie di rilievo, rispetto a ciò che già conoscevamo: in alcune zone del Cameroun la situazione non è tranquilla,a causa degli attentati terroristici di Boko Haram. E ciò succede soprattutto e quasi esclusivamente all'estremo nord. Anche la zona a est, lungo il confine con il Centrafrica, non è molto tranquilla a causa delle imminenti elezioni in quel paese, che generano incertezze e disordini.
Un “caldo consiglio” a non recarsi in quelle zone e un “cortese invito”, a chi c’è già, di essere molto attenti e prudenti.
Tutto sommato, si può veramente dire: nessuna nuova, buona nuova.
Ma un ripasso delle misure di assistenza messe in atto dal nostro Ministero degli Esteri attraverso le ambasciate, fa sempre bene. Numeri di emergenza, punti di ritrovo, inviti al normale e prudente “buon senso”.
E comunque, il fatto di ritrovarsi ogni tanto tutti assieme, di scambiarsi opinioni o aneddoti, di conoscere persone del tuo stesso paese che vivono esperienze simili o anche totalmente differenti, è sempre piacevole ed è un altro momento di crescita.
Soprattutto, ti accorgi del fatto che essere parte di una comunità numericamente limitata (gli italiani in Cameroun sono meno di mille) annulla gran parte delle “differenze sociali” spesso ancora presenti in ogni paese. Nell'ordine, prima sei italiano in mezzo ad altri italiani; poi sei qui, nella maggior parte dei casi, per fornire un servizio; infine sei qui anche per lavoro, per svolgere un’attività (perché no) remunerata. Ma diventa l’ultimo punto, perché anche le attività di tipo “commerciale” posseggono sempre una componente di contribuzione allo sviluppo del paese che ti accoglie. Quindi è facile eliminare titoli e onorificenze, chiamarsi per nome. Il rispetto reciproco è mischiato alla simpatia e i "ruoli" sono soltanto delle caratteristiche di diversità fra le persone, non sono più un simbolo di "differenza" qualitativa.

E allora diventa istintivo accogliere l’invito dell’ambasciatrice di essere presente anche il giorno dopo, perché c’è una particolare manifestazione alla quale la tua presenza potrebbe essere utile e piacevole. 
E volentieri siamo tornati a Yaoundè anche venerdì.
Perché questa settimana, l’ultima di ottobre, era la settimana della “lingua italiana nel mondo”. Che è diffusa più di quanto noi stessi pensiamo. Ed è studiata da molti. E molti la apprezzano. 
Settimana che ha previsto la proiezione di un film in italiano, l’esecuzione di un concerto con una band italiana e musica italiana, la realizzazione di una cena benefica con la presenza della stessa band, la realizzazione del primo “Festival della Lingua Italiana”.
È a quest’ultima manifestazione che siamo stati invitati: con il compito di far parte della giuria incaricata di giudicare i partecipanti e scegliere i vincitori.
Al Festival hanno partecipato una decina di scuole di insegnamento della lingua italiana, i cui allievi si sono esibiti in differenti discipline: canto, poesia, teatro, danza. Scuole in gran parte di Yaoundé, ma provenienti anche da Douala, nella regione Litoral (a sud) e da Dschang, all’ovest. Da Dschang veniva sia una scuola privata, sia la facoltà di lingue dell’università locale.
Devo dire che se le esibizioni canore non mi hanno entusiasmato più di tanto, pur riconoscendo la bravura di certi interpreti, molto più interessanti sono state le esibizione di teatro, poesia e danza.
Piccole “commedie” di una decina di minuti ciascuna, recitate in ottimo italiano (vorrei io parlare francese come loro parlano italiano!), illustranti alcuni stereotipi camerunesi relativi al “sogno” di andare a vivere in Italia. Un esempio di autoironia che molto spesso ci manca.
O alcuni piccoli componimenti poetici, scritti in italiano su cultura e tradizioni camerunesi.
O l’esibizione di un gruppo di ballerini, vestiti con costume tradizionale della zona di Fermo (Marche) e che hanno riprodotto un tradizionale ballo fermano. Più italiano di così!

In teoria, tutti erano meritevoli di essere premiati, per l’impegno che hanno messo nelle loro esibizioni e per la padronanza che hanno dimostrato nella conoscenza della lingua italiana.
Fortunatamente, i premi da attribuire erano previsti per “categoria” di esibizione e questo ha permesso di allargare la platea dei vincitori: uno per teatro, uno per poesia, uno per danza e uno per canto.
Ma quello di teatro è risultato comunque il più valido e quello sul quale tutta la giuria, all'unanimità, ha riconosciuto il punteggio massimo.
Cosa hanno vinto?
Poco più di una pacca sulle spalle: un paio di libri, un CD, un oggetto in ceramica (è un caso!). E il Certificato di Partecipazione al Festival. Questo rilasciato a tutti i partecipanti.
Ma l’entusiasmo dimostrato dai vincitori e la felicità di ricevere un premio o anche soltanto l’attestato di partecipazione erano quasi commoventi.

E quindi, abbiamo fatto parte della giuria. Ludovica, io e Belen. Belen è un’italiana, proveniente dall'Argentina e ormai in Italia da 15 anni, che sta svolgendo il Servizio Civile a Mbalmayo. Poi c’era una signora svizzera, sposata ad un camerunese, che per molti anni ha insegnato alla scuola primaria francese di Yaoundé ed è ormai in pensione. E c’era anche il vice Direttore Generale della Ferrero, presidente della giuria, italiano in Cameroun da molti anni, e il direttore del museo etnico Blackitude di Yaoundé, unico camerunese della giuria.

Visitatela ogni tanto quella pagina. Giusto per sapere cosa fa l’Italia in una parte del mondo. E quanto, comunque, è apprezzata.












L’unico neo della giornata: causa traffico e imbottigliamenti, abbiamo impiegato circa un’ora e venti per percorrere, nel centro di Yaoundé, un chilometro e mezzo di strada!!!! Per fortuna, la pioggia non ha disturbato la manifestazione.

Pioggia che invece ci ha ossessionati tutta la notte di venerdì, il sabato pomeriggio e ancora tutta la notte fra sabato e domenica, mentre domenica ha insistito almeno fino alle tre del pomeriggio.
E noi siamo andati a Messa all’Oasis, neanche 10 chilometri da Mbalmayo, diventati difficilissimi a causa della pioggia. Normalmente si fanno in un quarto d'ora, oggi è stato necessario il doppio del tempo. In un paio di settimane si sono create voragini, ormai piene di acqua. In alcuni punti sembra di viaggiare nel letto di un torrente e c’è stata necessità di inserire le quattro ruote motrici, per evitare di restare impantanati nel fango.
Un punto, soprattutto, più difficile e complesso degli altri. La strada “normale” era totalmente sommersa dall'acqua e si era creata veramente una voragine, tanto da consigliare l’uscita di strada, salire a lato, superare il punto critico e ridiscendere subito dopo. Scritto sembra facile, nella realtà era molto meno semplice. All'andata, ci è stata consigliata la “deviazione” (50 metri, non di più) e ci hanno guidato per il superamento.
Al ritorno, l’ostacolo era diventato una potenziale fonte di guadagno: guardate quanto lavoro abbiamo fatto per permettervi il passaggio. Offriteci qualcosa. Passaggio con pedaggio. 
Ma noi sapevamo chi aveva fatto il lavoro e quindi ci hanno lasciato passare senza chiedere nulla! Con Ica che si avvicinava al posto di guida, invitandomi a stare più a sinistra, per l'impressione (paura?) che a destra la strada (la pista, il sentiero, il passaggio) potesse franare in basso.

E domani si viaggia ancora: un tour di tre giorni, per lavoro, a Edea, Douala e Kribi. Andata e ritorno sono un migliaio di chilometri. In tempo? Ve lo dirò al ritorno.

2 commenti:

  1. Beh, non potete dire che vi annoiate :D . Carina la serata in Ambasciata.

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  2. Molto interessante, come sempre. Un angolo di Italia, nel "profondo" Cameroun: lusinghiero e...familiare.
    Giovanna, la sorella

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