domenica 22 novembre 2015

Foumban 2

La mattina, possiamo incominciare a guardarci in giro un po’ meglio. L’impressione di maggior ordine e pulizia è confermata. È confermata anche qui, però, l’abitudine di tenere la musica ad altissimo volume. Frotte di bambini e ragazzi si avviano alle scuole, in gruppi contraddistinti dal colore delle divise.
Per cominciare, qualche foto dell'hotel, della vista dal nostro terrazzino e di alcuni prodotti artigianali che decorano gli spazi interni dell'hotel.











Primo appuntamento presso la residenza del sindaco, il nostro ospite.
E la conferma che è una persona piacevole, simpatica, qualche anno meno giovane di noi (!!!) ma, in fondo, della stessa generazione.
Una casa interessante, arredata secondo lo stile camerunese ma più sobria, con oggetti d’arte tradizionale sparsi un po’ ovunque, ma anche con oggetti d’arte moderna, eseguiti da artisti camerunesi, soprattutto J. F. Surmégné, che è stato anche professore a IFA, il nostro liceo artistico.
Quattro chiacchiere per conoscerci meglio, qualche accenno al programma di visite predisposto per noi, il giro per farci vedere i diversi ambienti della casa e le tante foto che ricordano i suoi trascorsi in Francia e Inghilterra e che ricordano anche il padre, uno dei fautori dell’indipendenza e dell’unificazione del Cameroun.




























Abbiamo avuto modo di conoscere anche la suocera del sindaco, cioè la figlia di Angelo Tomaino. Anche lei una persona interessante, felice di fare la nostra conoscenza. Divide la sua vita fra il Cameroun, dove ha alcune piccole attività imprenditoriali, e il resto del mondo, dove vivono e lavorano i suoi figli. In Cameroun, soprattutto, ma anche in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti. Ognuno di loro si è fatto la propria posizione e le professioni sono le più varie: dall’amministrazione pubblica all’insegnamento o nel settore sanitario. Una delle figlie (e ricordatevi che siamo in ambiente musulmano) è un tecnico informatico molto apprezzato e lavora in Cameroun.
L’appuntamento con lei e con il nostro ospite è per l’ora di pranzo, dopo le nostre visite ai punti più interessanti e caratteristici di Foumban.

Il primo e senza dubbio più importante è il Palazzo Reale, sede dell’attuale Re dei Bamoun e sede anche di un importante museo, che raccoglie i cimeli della dinastia reale, a partire dalla fine del 1300.
Purtroppo, all’interno del museo sono vietate le foto.






La storia dei Bamoun è interessante, ricca e spesso curiosa. Si sono installati sulla riva settentrionale del fiume Noun verso l'XI secolo, dopo aver combattuto battaglie memorabili contro i Foulbé al Nord e i Bamiléké al Sud; sono retti da un re che è al tempo stesso sacerdote e capo militare, giudice e custode dei beni degli antenati. Questa dinastia, antica di sei secoli, risale a Nchare Yen, primo re dei Bamoun, che salì al trono nel 1394. Da allora ce ne sono stati altri 18, il più famoso dei quali, Ibrahim Njoya, conosciuto come re Njoya e morto nel 1933, è entrato nella leggenda del suo popolo. Non solo inventò un nuovo alfabeto e una nuova lingua, ma introdusse anche la scolarizzazione dei bambini e pose i principi di una nuova religione basata sull'islamismo, ma in cui ricorrono elementi dell'animismo e del cristianesimo.
A questo proposito la storia locale racconta che il sultano, verificata la potenza militare dei musulmani, pensò che ciò dovesse attribuirsi alla loro religione, al fatto che il loro dio dovesse essere potente. Quindi dichiarò di volersi convertire all’islamismo. Purtroppo, anche l’Islam, pur permettendo la poligamia, non accettava un eccessivo numero di mogli, come nel caso del re. Inoltre, i musulmani risultavano spesso in difficoltà con i cristiani. Era quindi probabile che il dio dei cristiani fosse ancora più potente di quello dei musulmani. Restava comunque sempre il problema delle mogli. La soluzione migliore risultò essere quella di scegliere le parti del Corano e della Bibbia più confacenti, recuperando però anche qualche tradizione animista. Tutto sommato, un comportamento non molto diverso da quanto spesso accade anche oggi, con tante persone pronte a disegnarsi la propria fede o religione sulla base di ciò che, personalmente, ritengono più “giusto, corretto e al passo con i tempi”.
E mi ritorna in mente ciò che raccontava il piroghiere di Ebogo: voi cattolici vietate ufficialmente la poligamia, ma ufficiosamente molti la praticano sotto forma di “tradimento”. Allora i cattolici sono “tutti” traditori e menzogneri?
A parte l’aneddotica, resta il fatto della grande cultura di re Njoya, della sua attenzione allo sviluppo del suo popolo e alla conservazione e sviluppo dell’arte e della memoria storica. Disegnò lui stesso le planimetrie del suo palazzo di Foumban, oggi trasformato in un interessante museo etnografico grazie alle collezioni da lui stesso conservate gelosamente: attualmente è l'unico monumento camerunese dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco. Proprio oggi, per aumentare lo spazio a disposizione delle collezioni d’arte, è in costruzione il nuovo museo, con una architettura attenta alla tradizione e alla simbologia, ma con evidenti modernità, soprattutto dal lato costruttivo.


Il simbolo dei Bamoun è il serpente a due teste, sormontato da un ragno e da una doppia campana.
Il ragno, nella cultura locale, è simbolo di saggezza.
Il serpente a due teste si rifà ad un altro avvenimento storico, risalente al periodo delle guerre di conquista dei Bamoun, intorno al 14° secolo: accerchiati a tenaglia, i Bamoun riuscirono comunque a vincere, attaccando su due lati, come un serpente a due teste.
La doppia campana veniva utilizzata per chiamare a raccolta il popolo e trasferire notizie, informazioni e per dettare i voleri del re.
Il cui potere può sembrare totale, ma era limitato dalle cosiddette “società segrete”, cioè gruppi di appartenenti al villaggio o città, dei quali il re doveva ottenere l’appoggio per poter continuare a governare.
Il rappresentante della società segreta si presentava al re con una particolare maschera che ne nascondeva il volto, così da non poter essere riconosciuto.
Ed ecco realizzato un abbozzo di democrazia: il potere assoluto del re, mitigato da quello delle società segrete, protette da possibili rappresaglia attraverso l’anonimato fornito dalle maschere.
Le maschere vengono tuttora utilizzate in occasione di particolari riti e feste e alcune di esse non possono essere utilizzate se non in quei casi.





All'ingresso del palazzo, nella maestosa sala delle riunioni, fa bella mostra un imponente trono, incorniciato da due zanne di elefante di strabilianti dimensioni.
Nel museo si possono ammirare armi e monili appartenuti alle famiglie dei re e ai notabili della loro corte, tessuti, maschere, oggetti sacri e di uso quotidiano, oltre ai libri scritti con l'originale alfabeto inventato da Njoya, tuttora insegnato in apposite scuole.  Nella prima versione questo alfabeto, che è sillabico, comprendeva qualcosa come 600 simboli: troppi per risultare pratici e utilizzabili. Il lavoro di revisione ha portato a ridurre a 60 i simboli utilizzati e ne vedete qualche esempio nelle foto che riportano l’elenco dei diversi re succedutesi nei secoli.
La creazione artistica presso i Bamoun è varia e pregevole e utilizza in massima parte legno, bronzo e fibre vegetali, soprattutto rafia e cotone:  maschere lignee con richiami naturalistici e simbolici, feticci maschili e femminili, statuette, pipe e bastoni intarsiati, oltre a sgabelli, tam tam e tavolini finemente scolpiti. Molti di questi oggetti vengono utilizzati per le cerimonie pubbliche o per i riti iniziatici, insieme a tessuti fatti a mano con particolari telai e tinti con coloranti naturali, talvolta rispettando i disegni lasciati da re Njoya. Anche l'architettura dei palazzi regali presenta tratti di notevole originalità: in particolare le porte e le colonne sono dipinte o scolpite con disegni ornamentali raffiguranti animali sacri, come il serpente a due teste e il ragno migale per il re, alberi, antenati o simboli di fecondità. Per il resto, le abitazioni dei Bamoun erano costituite da semplici capanne con pianta quadrangolare e tetto conico molto rastremato fatto di paglia e sostenuto da pali esterni in qualche caso scolpiti. La stessa forma è frequentemente mantenuta dalle costruzioni attuali e, a parte il fatto di essere a pianta quadra, ricordano molto i trulli, pur con un tetto più alto.

All’esterno del palazzo c’è una aiuola con un albero molto vecchio che ha sviluppato una particolare forma di radice: vi si riconosce, infatti, la forma della testa di un elefante. E questa coincidenza viene naturalmente evidenziata come altamente simbolica.


Sempre all'esterno del Palazzo, una serie di affreschi ricorda la successione dei diversi re della dinastia e racconta la storia dell'arrivo dei Bamoun in questa zona e della loro conquista del territorio.





Vi prego di notare come viene indicato il periodo coloniale:
"Periodo tedesco (francese) sotto il re Njoya"
La dominazione coloniale cambia, ma il re è sempre lo stesso.

A destra di questa foto, la scrittura Bamoun (Shoumon)
e potete divertirvi a scoprire le corrispondenze fra i due alfabeti.

Alcuni fatti storici, raccontati dalla guida del museo, possono oggi far inorridire, ma occorre sempre rifarsi ai tempi cui si riferiscono. D’altra parte, anche nella nostra storia antica di molti altri popoli, compreso il nostro, si ritrovano riti e abitudini che fanno inorridire.
Ad esempio, vi sono antichi abiti intessuti con i capelli dei nemici uccisi, datati intorno al 1400/1500.
Nulla di diverso da usanze di oltre oceano, presso i pellerossa. Probabilmente l’usanza era abbastanza diffusa, anche a migliaia di chilometri di distanza e senza apparenti contatti.
Il cranio dei nemici uccisi poteva venir utilizzato come coppa per bere.
E questo particolare è riportato anche nella storia dei Longobardi, provenienti dall’estremo nord dell’Europa.
L’accesso al potere si otteneva attraverso violenza o intrighi: nulla di diverso da ciò che avveniva nel mondo che noi conosciamo di più e magistralmente raccontato da Omero, Dante o Shakespeare.
Ma a volte potevano anche esserci differenze edificanti, quali l’uso di una gara di corsa per stabilire chi fra due fratelli avesse il diritto di salire al trono: quello più vecchio, per diritto di nascita, o quello più giovane, che con le sue tattiche aveva fatto vincere le guerre?
Una corsa: chi arriva primo a posare il piede su un masso, siederà sul trono. Si preparano le squadre di corridori e il fratello vecchio infiltra uno dei suoi nella squadra avversaria. Quando il fratello giovane sta prendendo vantaggio, l’infiltrato lo trattiene per la veste, negandogli la vittoria.
Per il perdente, un inganno.
Per il vincitore, l’astuzia degna di un re.
Anche allora, la storia scritta dai vincitori.

Quattro fratelli (tre maschi e una femmina) si allontanano dalle terre paterne 
per cercare il loro "spazio". 
Arrivati sulla riva di un fiume e con una sola piroga a disposizione, 
il primo passa promettendo di rimandare la piroga indietro. 
Invece, la affonda e resta solo nella nuova terra.
 Si tiene il primo consiglio in una radura dove, certo per volere supremo,
c'erano dei massi già sistemati in circolo.
 La corsa per il trono e il pretendente trattenuto.



Ancora un pretendente, che viene convinto a "purificarsi" nel fiume prima di salire al trono. 
E quindi affogato.


Sarebbero ancora molti gli spunti storici di questo antico popolo, certamente guerriero come tanti (tutti) i popoli dei tempi passati e meno passati. La storia mondiale è piena di vicende simili: e non escludiamo nemmeno le “dinastie” religiose.

La storia di questa dinastia è scritta sulle mura esterne del recinto del palazzo reale, alla vista di tutti, perché tutti la conoscano e ne possano parlare. E allo stesso modo sono disegnati i visi di tutti i re dal 1394 a oggi. C’è anche una regina (cultura islamica!), che ha regnato per ben 30 minuti. Un passaggio formale necessario per motivi di discendenza dinastica e per evitare che il trono passasse al ramo di famiglia del “corridore perdente”.

Tralascio la visita che abbiamo fatto alle botteghe dell’artigianato e al relativo museo (anche lì!).
È più interessante ciò che è avvenuto subito prima di pranzo e nel pomeriggio, per continuare a parlare di vincitori e di vinti.


Ma lo leggerete nel prossimo post.

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