Dopo la giornata del Presidente, ma soprattutto per ben
accogliere Giorgio, che è venuto a trovarci per dieci giorni, abbiamo deciso di
prenderci qualche giorno di ferie: da giovedì 31 marzo fino a lunedì 4 aprile.
Per stare un po’ con lui, senza gli impegni legati a lavoro
e altro, e per fargli vedere un po’ di questo Paese, che continua a sorprendere
noi e immagino abbia sorpreso anche lui.
Prima del suo arrivo e anche su una sua proposta, eravamo
indecisi se trascorrere cinque giorni di totale riposo andando al mare o, al
contrario, sobbarcarci trasferte un po’ più impegnative e culturali.
Alla fine, complice anche la stagione delle piogge, abbiamo
deciso per la cultura: se piove, puoi sempre rifugiarti in un museo. Ma al
mare, se piove ti resta soltanto il bar o il ristorante!
A parte questa marginale considerazione, Ica e io eravamo
quasi sicuri che a Giorgio sarebbe piaciuto molto di più un giro
“cultural-naturalistico”; e anche noi lo gradivamo molto di più.
Quindi: in viaggio verso l’Ovest per visitare qualche
“chefferie”!
Che cosa è una chefferie?
Secondo Stefano Nori (autore di Guida Cameroun):
Le chefferies sono micro-stati precoloniali. La maggior parte delle chefferies del Camerun Occidentale furono costituite nel XVI secolo. Tutte sono organizzate intorno alla figura dello “chef”, la cui denominazione cambia a seconda della regione del paese: Fo, Mfon, Lamido o Mey. Nei regni musulmani, i regnanti portano spesso il titolo di sultano. Lo chef esercita funzioni politiche e spirituali, mediatore tra il mondo dei vivi e quello degli antenati. Il Capo è circondato e coadiuvato da una stretta gerarchia di grandi e fedeli servitori, di assistenti e società segrete. Il centro simbolico del potere si identifica nel palazzo. Le “chefferies” giocano ancora un ruolo fondamentale nella vita culturale del Camerun. Lo Stato centrale riconosce l’autorità morale degli “Chef” e la maggior parte dei camerunesi associa la chefferie ad un luogo d’identificazione e rifugio naturale della collettività.
Ancora oggi gli chef (Fon, Roi, Sultan, … ) hanno alcuni
compiti che per noi (e anche per un certo numero di camerunesi) risultano
anacronistici e in contrasto con principi di democrazia e uguaglianza. Lo stesso concetto di trasferimento del potere assoluto di padre in figlio (molto, molto raramente in "figlia") è quanto di meno democratico possa esserci. Eppure questa usanza vive ancora oggi, ormai da secoli.
Ascoltando ciò che dicevano le guide e leggendo qualcosa
sulle chefferies, mi tornavano in mente quelle prime nozioni di storia del
medioevo italiano relative al feudalesimo e alla gerarchia verticistica e
piramidale che partiva dai servi della gleba per passare ai contadini liberi,
ai soldati, ai valvassori, ai vassalli e arrivare infine al re, che accentrava
tutto il potere in una sola persona. E ogni grado gerarchico riconosceva un tributo a quelli superiori. quindi chi era in cima assommava su di sè una parte dei tributi di tutta la piramide sottostante.
E non era una gerarchia politica/economica esclusivamente italiana,
perché presente in quasi tutti i paesi europei e, più tardi, anche in Giappone
con il sistema dello Shogun.
Ancora oggi il sistema prevede (e pensate alle similitudini) chefferie di primo
grado, che possono fregiarsi di questo titolo se controllano almeno due chefferie
di secondo grado, che a loro volta sono tali se controllano un certo numero di chefferie
di terzo grado.
Naturalmente, per tutti questi Re o Chef (e reucci o vice
capi) era necessario dimostrare la propria importanza e il proprio potere: per
incutere timore e rispetto. E allora, la costruzione del palazzo reale (la
Chefferie) o della Casa del Villaggio, che assumeva il ruolo di sede del
“Parlamento”, dove i nobili e i “saggi” si riunivano per prendere le decisioni
riguardanti tutto il popolo, diventava l'ostentazione del potere, anche nei confronti dei "pari grado" vicini di territorio. Ma leggerete più avanti che non si è trattato soltanto di potere fine a se stesso, ma di qualcosa di molto più complesso. Qualcosa che in certi aspetti e particolari può anche generare un po' di rimpianto o di invidia.
Ecco spiegato, in parte, il titolo del post: Una vacanza da
Re. Abbiamo fatto un giro verso le chefferie più note dell’Ovest Cameroun,
imbattendoci anche in piacevoli sorprese.
Il viaggio per andare all’Ovest ve l’ho già raccontato
quando siamo andati a Foumban (sede di una delle più importanti e note
chefferie): da Mbalmayo a Yaoundé e a Bafoussam. Questa volta, grazie a san
Google, vi faccio vedere anche la cartina. Sulla quale è indicato il
chilometraggio e il tempo: da Yaoundé a Bafoussam sono 307 chilometri, per un
tempo di 4 ore e 54 minuti.
Se non incontrate camion, posti di blocco, mercati, dossi e
controdossi, le buche rimaste e se non vi viene fame, sete o non vi scappa la
pipì. O se non volete fermarvi a fare quattro foto. Ecco, con questi optionals
il tempo può anche allungarsi a 7/8 ore.
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Il tragitto Yaoundé-Bafoussam |
E già nell’avvicinamento a Ovest c’è stata la prima novità.
Dopo la sosta sul ponte della Sanaga (forse il fiume più
importante del Cameroun, lungo quasi 1000 chilometri e, al ponte, largo almeno
600 metri) la strada diventava tutte buche, costringendo le auto a
frequentissime gimcane per evitarle. Le hanno riparate!!! Non proprio tutte, ma
quasi. Adesso ci sono le toppe, per cui non viaggi mai liscio, ma almeno puoi
tenere il volante dritto.
Giorgio (e anche noi, per la seconda volta) osservava il
cambiamento della natura circostante: dalla piena foresta equatoriale poco per
volta si passa ad una vegetazione meno folta e più bassa che, quanto più vai
verso ovest (e nord) diventa anche più rada.
Tappa obbligata a Makénéné, dove c’è sempre un ricchissimo
mercato e dove ci si può fermare a mangiare qualcosa: street food, cioè
spiedini alla brace, carne alla brace, pesce alla brace, verdure alla brace,
pannocchie di mais alla brace. In pratica, brace in tutte le varianti!
Puoi essere sicuro dell’igiene: il fuoco sterilizza. E’
quando il cibo esce dal fuoco che possono cominciare i dubbi: non ci sono
piatti, eccetto che per il pesce. Ma non soffermatevi a guardare come vengono lavati dopo l'uso. Il resto viene servito su carta: fogli di
giornale, pagine di quaderno (usate), fatture inservibili. Poi vai a cercarti
le bevande, guardando prima se il negozio possiede un frigorifero. Per noi,
infatti, acqua e soprattutto birra a temperatura ambiente non sono molto
gradevoli. E anche quando chiedi una birra ben ghiacciata, è soltanto fresca e
in cinque minuti si adegua alla temperatura circostante.
È una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso: i
camerunesi, nella generalità, non amano le bevande fredde; ma se hanno l’aria
condizionata, è difficile che superino i 17/18 gradi.
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Boutiques e posti di ristoro si susseguono su entrambi i lati per quasi mezzo chilometro |
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La frutta: ananas, arance, cocco, angurie |
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Anche plantines e prunes si fanno alla griglia |
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Quasi tutti i macellai sono musulmani |
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Carne di bue, di zebù, di pollo, trippa. Assente il maiale. |
Entrati, abbiamo rigorosamente posteggiato appena oltre il
portone, aspettando che il guardiano andasse a informare dell’arrivo di
visitatori/turisti.
Siamo stati accolti dalla moglie dello Chef, che si è
dichiarata spiacente di non poterci fa vedere nulla, perché il marito era fuori
e senza il suo permesso non era possibile accedere ad alcun locale o spazio (l'importanza dello chef!).
Qualche foto degli esterni e poi, ripresa la strada, deviazione verso Bafang,
che sarebbe stata la nostra prima tappa, e ricerca dell’albergo per la notte.
I muri delle chefferies sono sempre decorati. Quei disegni blu e bianchi sono tipici dell'Ovest |
La moglie del capo ci comunica l'impossibilità della visita |
Il complesso abitativo |
Giorgio, il fotografo con strumento professionale |
Sua mamma, fotografa con strumento hobbistico |
L'ingresso, anzi in questo caso l'uscita. Le lamiere hanno sostituito le coperture in paglia, da sostituire ogni due anni. |
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C'è anche un'altra strada, più lunga di soli 80 km ma due ore in più. Da evitare l'aereo, perchè non si sa mai a che ora si parte davvero. |
Se mai doveste venire a fare un viaggio qui, dovete prima
decidere se amate il rumore e il chiasso, o se preferite la quiete. In
quest’ultimo caso, cercate un albergo periferico, meglio se fuori città. In
città, grande o piccola che sia, bar e negozi attirano la clientela a suon di
musica. E devono contrastare, in volume, la musica del vicino. E i camerunesi adorano far tardi la notte, naturalmente in compagnia della musica e dei canti, a massimo volume.
Abbiamo trovato il nostro albergo: pulito, ordinato, con
camere dignitose. Anche negli alberghi, però, ci sono sempre alcune
contraddizioni.
Fuori dal bagno ci sono quasi sempre delle ciabatte
infradito, per permettervi di fare la doccia in tutta tranquillità, senza
bagnare dappertutto. Difficilmente c’è la tenda della doccia e, a volte, non
c’è neanche l’acqua. E allora, a cosa servono ‘ste benedette ciabatte?
Soprattutto (e questo è molto frequente) è difficilissimo trovare un appendino
qualsiasi, dove attaccare i vestiti. Anche gli armadi sono dotati di ripiani,
ma quasi mai di grucce. Ho esaminato attentamente le pareti di molte stanze
d’albergo, alla spasmodica ricerca di un chiodo!
Ma siamo stati bene ugualmente. Ica, come d’abitudine, ha
contrattato sul prezzo delle due camere, ottenendo un discreto sconto.
Tutto si contratta, anche le multe sulla strada!
Hotel Dubai. Il nome evoca alberghi di lusso di quel paese. E c’era anche il desiderio di apparire allo stesso livello: copriletti arabescati in colore fosforescente e in finta seta cinese, con copri cuscini a forma di cuore. E nei bagni, sanitari a forma di conchiglia, con fregi dorati sui bordi. È l’ennesima conferma: lo stile prevalente è il barocco/kitsch, dove l’apparenza è ancora molto importante, spesso più della sostanza.
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Servizio navette, per i turisti che arrivano all'aeroporto di Bafoussam. |
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Appunto! |
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Immancabili i secchi, per la scorta di acqua |
Cena discreta in una trattoria vicina, a buon prezzo e buona
qualità, ma con birra semi calda.
Programma per domani: colazione nella stessa trattoria e poi
ricerca della cascata di Ekom Kam, a una ventina di chilometri (soltanto 2 o 3 su
pista!). La cascata è forse la più bella di tutto il Cameroun: è
quella dove sono state girate le scene di uno dei tanti film su Tarzan,
Greystocke.
Se c è un seguito , lo aspetto ! Beato Giorgio che si è goduto tutto di persona !
RispondiEliminaGiovanna sorella
Guarda dove vi ho portato! : )
RispondiEliminaDevi aver fatto una fatica a fare tutti quei chilometri!!!!
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