lunedì 30 settembre 2013

Rientro

Eccoci qua, quasi sul punto di partire. Manca una settimana.
Impazienza di tornare in Italia. Voglia di rivedere la famiglia, tutta. Attesa di accogliere la nipotina.
Ma anche: preoccupazione di interrompere un percorso. Necessità di organizzare l’assenza. Ansia dell’”Andrà tutto bene?”.
Ed è in quest’ultima domanda che si nascondono le insidie. In fondo, lavoro con persone adulte, tutte con un certo grado di esperienza (chi più, chi meno), abbiamo avuto tempo di conoscerci, ho avuto tempo per impostare un certo tipo di organizzazione. Perché non dovrebbe andare tutto bene?
Perché, sotto sotto, c’è sempre la solita presunzione: io sono più bravo, ho più esperienza, ho già superato questi problemi e se manco io, chi risolve i problemi?
E forse è in questa presunzione uno dei motivi del mancato o lento sviluppo di questi paesi: chi viene ad “aiutare” ha spesso la tendenza a “sostituirsi”. Tendenza nobile, senza dubbio, ma forse sbagliata. perché rallenta la crescita personale, che spesso avviene attraverso l’esperienza di errori altrettanto personali.
È sempre la stessa impostazione: alla persona che ha fame, non dare il pesce, insegnali a pescare. Probabilmente i primi tempi farà fatica e mangerà poco (ma mangerà!). Poi farà tesoro di errori ed esperienza e diventerà sempre più bravo. Al punto da insegnare ad altri.
Anche per quanto riguarda l’organizzazione aziendale si può scegliere fra un “pacchetto chiavi in mano” con le istruzioni per l’uso e il “competente” di turno; o un pacchetto che si costruisce insieme, giorno per giorno, a fatica doppia: costruzione del pacchetto e formazione continua.
Ma in questo secondo caso non ci sarà più la persona insostituibile e la crescita sarà avviata. In loco.

Quindi torniamo. Per breve tempo, una ventina di giorni. In tempo per l’ennesima crisi di governo, per  la prosecuzione della crisi economica, per ascoltare le ultime notizie di furti e privilegi indebiti. In fondo, niente di diverso da quello che abbiamo lasciato a luglio o di quello che lasciamo qui.
Anche qui c’è qualcuno che si ritiene insostituibile e a questo scopo ha modificato leggi e costituzione. Come  da noi.
Anche qui c’è qualcuno che ritiene di avere la bacchetta magica, anzi, il flauto magico: suona le sue canzoni, e sempre più gente lo segue, senza sapere dove va. Come da noi.
Anche qui la colpa è sempre di qualcun altro, possibilmente straniero. Come da noi.
Qui, oggi, si vota: solo elezioni amministrative, ma qui tutto si ferma: niente lavoro, niente servizi pubblici, niente mercati. Polemiche, promesse e tutto il resto sono come da noi. 
Italia, aspettaci. Stiamo tornando.
Cameroun, aspettaci. Torniamo fra poco.

Siamo a casa in entrambi i posti.

domenica 8 settembre 2013

Cosa dire di nuovo?

Dovrei parlare della vita di tutti i giorni, non molto diversa da quella che si vive, probabilmente, in qualsiasi altra parte del mondo.
Certo, in questo posto abitudini, clima, mentalità, rapporti personali, lavoro, tenore di vita sono molto differenti e ad ogni momento fai il confronto con situazioni analoghe che ti sono molto più familiari.
Bisogna imparare a calibrare bene il proprio comportamento: modi di fare e atteggiamenti che a “casa nostra” sono del tutto normali, qui assumono altri significati, a volte inopportuni.
Bisogna imparare a essere “diversi”: a essere guardati, magari insistentemente, per il diverso colore della pelle. A essere gli unici bianchi in un supermercato pieno di clienti e commessi neri.