sabato 8 agosto 2015

Mese di sport

E altre attività.
A scuole chiuse, il Centro sviluppa le altre attività, quelle di animazione sociale, compreso naturalmente lo sport.
C’è stata l’attività annuale di animazione per ragazzi: il centro estivo, come viene fatto in tutti i comuni d’Italia, ha organizzato un mese di intrattenimento per bambini e ragazzi. Giochi, canti, musica, gita, premi.
Ogni giorno, quasi 300 fra bambini e ragazzi (dai 3 ai 20 anni) hanno riempito il nostro piazzale, i campi sportivi, anche qualche aula delle scuole, per giocare e ridere assieme.
Musica, di ogni tipo, naturalmente a tutto volume e una dozzina di animatori a proporre attività, stare attenti a ciò che succedeva, curare i più piccoli, risolvere litigi o consolare chi si faceva male.
Il nostro volontario giapponese si è prodigato nell’insegnare le buone regole della differenziazione dei rifiuti e lui per primo raccoglieva ciò che trovava per terra.
Alcune aziende camerunesi hanno donato le bibite, la Ferrero ha donato alcuni suoi prodotti, soprattutto gli ovetti; qualcun altro ha permesso la realizzazione della gita.
Il tempo è stato clemente e ha donato buone giornate.

Poi è arrivata l’Inter. Non tutta la squadra, e neanche qualche giocatore rappresentativo, più o meno conosciuto. Ma il programma degli Inter Campus ha una buona base qui. Il Cameroun è stato uno dei primi paesi di questa iniziativa e Mbalmayo una delle prime sedi, grazie alla collaborazione con il COE. Il programma è iniziato quasi dieci anni fa, fra COE, INTER e CSI. Quest’ultimo ha avuto qualche difficoltà iniziale a continuare il programma, ma l’Inter non si è tirata indietro e ha continuato. Ormai, quasi tutti gli anni, un’equipe di quattro, cinque persone arriva, fa un po’ di formazione agli allenatori locali, distribuisce magliette e palloni. Insomma, mantiene i rapporti, contribuisce allo sviluppo dello sport puro: senza gli annessi e connessi commerciali e di business. Lo sport come educazione e promozione sociale. Si parla poco di Inter e molto di sport.

E ancora: un mese di formazione per educatori e animatori sportivi, grazie al CSC, Centre Sportif Camerounais, nato dalla collaborazione con il CSI e ormai diffuso in tutto il Cameroun. Una quarantina di persone, di entrambi i sessi, che si aggiornano sulle buone pratiche sportive e sulla capacità di intrattenere i giovani, orientarli allo sport, rispettare gli avversari, mantenersi o favorire una buona salute. Incominciano la loro giornata di formazione alle 7 di mattina e vanno avanti fino a sera, sovente anche dopo cena. E sono ospiti presso una delle nostre strutture.
Naturalmente, a questo mese di formazione partecipa anche il CSI, il Centro Sportivo Italiano, che è arrivato quest’anno con una delegazione formata dal Presidente e da altri 7 collaboratori, tutti giovani, tutti con una specializzazione scolastica di tipo sportivo, la maggioranza allenatori di calcio o basket nelle squadre e squadrette che popolano l’Italia.

Il CSI ha ripreso la sua attività internazionale. Dopo averla un po’ rallentata negli anni scorsi, ha effettuato un’iniziativa, molto apprezzata e molto importante, ad Haiti, in conseguenza del grave terremoto. E da quell’esperienza ha ripreso e rinnovato la volontà di contribuire alla diffusione della pratica sportiva, sempre intesa non come competizione fine a se stessa o come fonte di guadagno, ma come momento forte di aggregazione, di educazione, di crescita, di rispetto degli altri, soprattutto degli avversari che non devono mai diventare nemici. E penso alle motivazioni che devono avere quei giovani, il più giovane 19 anni e il più vecchio 35. 4 Ragazze e tre ragazzi che si sono pagati il viaggio di andata e ritorno, hanno utilizzato 3 delle loro settimane di ferie per arrivare in un paese sconosciuto ed essere accolti come re dai bambini, ragazzi e adulti del Cameroun. Hanno fatto una prima settimana in un villaggio dentro la foresta e anche loro hanno imparato come vivere senza acqua e senza luce. La settimana successiva qui a Mbalmayo, dove hanno pensato di essere in paradiso: acqua calda e fredda, luce, cibo spesso italiano, attrezzature sportive e campi da gioco. Una pacchia! Anche se il lavoro non era poco: dalle 8 a sera giochi con i giovani e, dopo cena, riunioni con gli adulti.

C'è una pagina Facebook dove potete leggere tutte le iniziative ed esperienze del CSI nel Mondo. E vedere un po' di foto. La pagina è: CSI per il mondo.
(a proposito, accettano offerte per gemellaggi e collaborazioni fra ASD o parrocchie italiane e omologhe camerunesi, haitiane, albanesi e in futuro chissà).

E tutte queste iniziative dimostrano che la famosa convivenza fra i popoli è possibile, che gli italiani, nella loro maggioranza, non riconoscono alcuna differenza fra popoli, razze, colori della pelle.
Sono soltanto pochi, egoisti e ignoranti (che ignorano), che mantengono la paura del diverso, che temono di perdere i propri privilegi, che si ritengono (chissà perché) superiori agli altri o baciati da un diritto divino.
Ma, appunto, sono comunque una minoranza, fuori dal tempo e fuori dal mondo. E destinati a perdere. perché non hanno imparato le regole dello sport: rispetto per tutti e che vinca il migliore!

E mi viene in mente il Canada e quelli che lo esaltano come paese rigido e duro verso gli immigrati, a conferma di quella non conoscenza cui accennavo prima.
Canada, un totale di meno di 15 milioni di abitanti, costituiti per il 26% da persone nate in Canada e per il restante da immigrati, da tutto il mondo.
Canada, per il quale è stato coniato il termine “mosaico culturale”, perché non c’è integrazione e neanche assimilazione: per legge (Immigration Act – 1975), gli immigrati hanno diritto a mantenere i propri usi e costumi, che anzi vengono favoriti dallo stato. E quindi c’è una convivenza pacifica e stimolante di culture diverse (e religioni differenti) e ognuno rispetta la libertà degli altri senza prevaricazioni di alcun tipo.

O il Cameroun stesso dove, a causa di Boko Haram, gli immigrati dalla Nigeria sono ormai quasi 6 milioni, anche qui su una popolazione camerunese di circa 13.000.000.
Li accolgono, li sfamano, gli danno da dormire. A fatica, perché la condizione economica qui è molto più negativa che in Italia: uno su tre è disoccupato e un altro è sotto-occupato. Ma non ci sono manifestazioni contro “il furto di lavoro”. Certo, nelle sfere politiche e militari si riconosce il rischio che fra gli sfollati possano esserci infiltrati terroristi, ma cercano di starci attenti. Non possono rifiutare aiuto a 6 milioni di rifugiati, per il potenziale rischio che fra di loro ci siano anche 1000 terroristi. Il loro ragionamento è semplice: collaboro ad ammazzare 6 milioni per paura di 1000? Sarebbe una dichiarazione di sconfitta verso il terrorismo, oltre ad un palese atto di disumanità.
Ma sono neri, incivili e arretrati, sporchi e malati, fannulloni e presuntuosi.

Invece, nella civile e ricca Italia, la paura dell’invasione, perché gli immigrati sono più o meno 5 milioni su 60. Sento già le risate di scherno dei camerunesi e dei canadesi!

E in fatto di convivenza, a luglio già finito, abbiamo avuto ospiti a casa nostra 6 persone speciali: 2 preti, 1 diacono e 3 suore. Cosa hanno di speciale?
un prete è svizzero
l’altro è italiano
il diacono è delle Isole Mauritius
una suora è brasiliana
una camerunese
l’ultima è Lettone
Sono venuti, con piacere, per amicizia e per mangiare la pizza con la mozzarella italiana, accompagnata da buona birra camerunese.
Li conosciamo da un paio d’anni, anche se qualcuno è cambiato: la suora della Lettonia ha sostituito la precedente tedesca, il prete italiano ne ha sostituito un altro, della Nuova Zelanda.
Mezzo mondo, da nord a sud e da est a ovest, intorno a un tavolo in una parte di mondo che non appartiene a nessuno di loro, o quasi.

Va bene, chiudete i confini, difendeteli (con la spada e il moschetto),riparatevi nel vostro orticello, ma avvisatemi prima di chiudere, perché io uscirò, all'aria aperta.