sabato 9 maggio 2015

Una risposta

L’altro ieri un caro amico ha pubblicato un post dal titolo “L’INGANNO”, che esprimeva i suoi pensieri sulla “questione islamica”. A mio parere, molti luoghi comuni e qualche pregiudizio. Il mio commento avrebbe occupato troppo spazio della sua bacheca e, forse, può essere interessante anche per altri. Il mio pensiero lo esprimo quindi qui, fornendo qualche dato e un altro punto di vista della questione, sperando comunque di riuscire a mantenere ancora la sua amicizia.
Ricopio di seguito il post, a brani, con i miei relativi pensieri. 

"L'INGANNO
Mi farebbe piacere che questi islamici sedicenti pacifisti invece di masticare un vano ramoscello d'olivo ci mostrassero che non la pensano come il miliardo e mezzo di loro confratelli! Mi piacerebbe sapere si dichiarano in aperto contrasto con i tanti che invece conducono contro di noi la jihad: la guerra santa da rivolgere contro tutti gli infedeli."

Spero che le notizie che riporto qui di seguito possano farti piacere. Non metto i link. È sufficiente spendere un quarto d’ora su Google per trovare altre notizie come queste, certamente insieme alle tante che riferiscono di efferatezze compiute dagli estremisti. Prova con “islamici difendono cristiani”. E forse cambieresti l'ordine degli aggettivi: i tanti islamici pacifisti e tolleranti, contro i pochi fanatici che applicano la jihad.

13/10/2013  Domenica 13 ottobre, a Islamabad, nuova catena umana promossa dall'organizzazione Pakistan for all (il Pakistan per tutti) che si batte per il rispetto dei diritti umani delle minoranze. E' stata protetta la chiesa di Nostra Signora di Fatima. Nelle scorse settimane analoghe iniziative a Lahore e a Karachi.
Domenica 6 ottobre a Lahore una catena di "scudi umani " formata da circa 300 musulmani aveva protetto una chiesa cristiana in cui era in corso la Messa per evitare possibili attacchi terroristici.
La catena umana di Lahore ha voluto inviare un segnale forte contro questi attacchi, ed era la seconda organizzata da Pakistan for all: una simile iniziativa si era svolta infatti anche la settimana precedente a Karachi, all'esterno della chiesa di S. Patrick.

Piuttosto che farne un discorso, mi è sembrato ­più utile – una volta tanto – mostrare delle foto della Piazza della Liberazione (Midân al-Tahrîr). Sono foto che mostrano musulmani e cristiani, con i loro simboli religiosi, mano nella mano. Per noi egiziani questo fatto ricorda la “Rivoluzione egiziana del 1919” contro il Regno Unito che occupava l’Egitto e il Sudan, subito dopo l’armistizio dell’11 novembre 1919 in Europa, dopo la prima guerra mondiale.

 Cristiani proteggono musulmani in preghiera
 Bambino manifesta con Mezzaluna e Croce
Manifestanti con Croce e Corano

I leader musulmani del Kenya hanno deciso di auto-organizzarsi per proteggere le chiese dagli attacchi degli integralisti. La decisione è stata presa dopo gli ultimi attacchi della scorsa domenica.
DOBBIAMO PROTEGGERLI - Come conferma la Bbc per evitare altri attacchi come quelli che hanno portato alla morte di 15 persone nelle chiese di Garissa, una città keniana vicina al confine con la Somalia, paese dal quale penetrano i ribelli islamici appartenenti ad al-Shabab. Adan Wachu, a capo del consiglio superiore dei musulmani kenioti ha confermato che questi attacchi sono atti terroristici e che è compito dei musulmani proteggere la minoranza cristiana dalla violenza.

SIRIA - AD ALEPPO GLI ISLAMISTI PROTEGGONO I CRISTIANI. " MAOMETTO RISPETTAVA I CRISTIANI E NOI FACCIAMO LO STESSO "
"Ogni mattina, gli uomini del comandante di brigata Abu Ammar  ci portano il pane e ogni quindici giorni farina, sale, riso e pasta", dice Michael Oberi, un altro residente.
"Grazie a loro, possiamo muoverci liberamente attraverso la Città Vecchia senza temere i radicali islamici presenti in forza in questa parte di Aleppo", egli spiega. "Abu Ammar e i suoi uomini ci sorvegliano e ci proteggono. Se uccidessero i cristiani, perché  ci proteggerebbero? "  si chiede la signora Jouri. 

LETTERA APERTA. In una lettera aperta pubblicata ieri (22 luglio 2014), il patriarca Sako è tornato a condannare la discriminazione: «La presa della città di Mosul da parte dei jihadisti islamici e la loro proclamazione di uno Stato islamico ha fatto precipitare la situazione per i cristiani di quella città e delle aree circostanti. (…) Lo Stato islamico ha emesso un comunicato per imporre apertamente ai cristiani di convertirsi, oppure pagare la jizya senza specificare il prezzo, oppure lasciare la città e le proprie case con indosso soltanto i vestiti, senza portare via nulla. (…) Queste richieste offendono i musulmani e la reputazione dell’islam, che sostiene la libertà per ognuno di avere la religione che preferisce e che proibisce la costrizione negli affari di fede, e sono in contraddizione con i 1.400 anni di storia e di vita del mondo islamico».

Guinea Bissau dicembre 2013 (testimonianza personale)
Nella cittadina di Bambadinca c'è la missione di Padre Dionisio, ormai in Guinea-Bissau da una quarantina d'anni. Ci ha mostrato ciò che ha fatto e ciò che ha ancora intenzione di fare. Al di là di aneddoti e curiosità, credo che l'esperienza più illuminante sia stata anche la più recente: la ristrutturazione di una casa nella tabanka (villaggio) di Xitolo (si legge scitolo) che serve come chiesa, aula per la catechesi e aula di scuola. Per questa ristrutturazione ha avuto anche l'aiuto pratico e volontario, in forza lavoro, dei musulmani presenti nel villaggio (la stragrande maggioranza), che già dispongono di una bella moschea. Perché hanno aiutato  l’insediamento di una religione diversa dalla loro? Perché “come l’Islam, anche il Cristianesimo si fonda su un Libro Sacro. E bisogna diffondere la conoscenza del Libro Sacro, a qualsiasi religione esso appartenga.” A dimostrazione che in questo Paese non vi sono contrapposizioni religiose, ma ognuno accetta gli altri ed è disponibile a fornire il proprio aiuto.

Perché l’unica violenza religiosa è sempre e soltanto quella “islam contro cristianesimo”?
Quale è la religione che, forse più delle altre, fornisce un’immagine di pace e serenità? Credo che la maggior parte delle risposte sarebbe: il buddismo!
Appunto:

Sri Lanka, non si ferma la violenza dei buddisti radicali contro i musulmani
di Melani Manel Perera
Le ricostruzioni ufficiali parlano - per il momento - di 91 feriti e quattro morti, tra cui un neonato di appena una settimana. Bruciata e rasa al suolo una moschea. Saccheggiate e distrutte decine di case e negozi. Leader religiosi cristiani ad AsiaNews: "Condanniamo le violenze contro i nostri fratelli musulmani".

Colombo – Aumentano in Sri Lanka l’odio e la violenza contro le minoranze religiose, che sono il 30% della popolazione complessiva: è il preoccupante trend segnalato da Chiese e associazioni della società civile nel paese. In particolare, nei primi 10 mesi del 2013 gli episodi di violenza contro i cristiani da frange buddiste violente sono stati 65, afferma, in una nota inviata a Fides, l’Alleanza Nazionale Cristiana Evangelica dello Sri Lanka. La tendenza è confermata da Navi Pillay, Alto Commissario Onu per i diritti umani.

Dobbiamo incominciare a pensare alla pericolosità di soggetti come Angelina Jolie, Brad Pitt, Steven Seagal, Sabina Guzzanti, Carla Gravina, Marco Columbro o Roberto Baggio?
"Contro coloro che vorrebbero imporci un califfato, con i (quasi tutti) che non accettano le nostre diversità e i nostri costumi, le nostre filosofie e il nostro stile di vita.
Allora sì che li accetterei."
Sono geograficamente abbastanza vicino (per modo di dire, certamente più di voi) al problema Boko Haram. Setta islamica che vuole imporre il suo califfato. A spese dei cristiani? O degli occidentali in genere? O dei bianchi? Certamente, ma non solo. La Nigeria è un paese per il 50% musulmano e per il 40% cristiano. Possiamo presumere che queste percentuali siano più o meno rispettate in tutto il paese. Se Boko Haram attacca un villaggio e lo distrugge completamente, uccidendone tutti gli abitanti, avrà prima fatto un censimento religioso? Uccide chiunque non sia disposto a riconoscere il suo potere e chiunque non sia disposto ad arruolarsi nelle sue fila. Possiamo anche presumere che, quando Boko Haram chiede di convertirsi alla Sharia (islamismo estremista e fanatico) sia più facile per un musulmano che per un cristiano aderire a quella richiesta. E mi chiedo anche quanti di noi, di fronte ad una minaccia di morte, non siano pronti a rinnegare la propria fede (Prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte).
I componenti del gruppo Boko Haram sono calcolati fra i 10.000 e i 15.000. I musulmani, solo in Nigeria, sono circa 90.000.000. E' lecito dire che gli islamisti fanatici di Boko Haram rappresentano un’infima minoranza? E che gli altri li combattono aspramente? E che la maggioranza convive pacificamente con gli appartenenti ad altre religioni?
Quindi, i fanatici (di qualsiasi credo, religioso o politico) non accettano chiunque non la pensi come loro.
E l’affermazione “non accettano le nostre diversità e i nostri costumi” non si traduce sempre e soltanto in guerra e odio. O accettare diversità e costumi differenti deve significare invece il rifiuto dei propri e il passaggio totale ai nostri? Questa non è accettazione, è sopraffazione. “Siete una minoranza, smettetela con le vostre abitudini e convertitevi alle nostre”
Allora li accetteresti. Con l’accetta?
"Invece, se ci parli bene, nessuno di loro ti rispetta e basta: come minimo ti disprezza per la tua condotta che ai loro occhi è immorale, se non addirittura ti sfida e ti combatte, più o meno apertamente."
In Italia, occidentale, bianca e cristiana cattolica, se un uomo "sfarfalleggia" o "broccola" con diversi rappresentanti dell’altro sesso, ottiene sorrisi di compiacimento, giustificazioni o addirittura rispetto e invidia (ogni lasciata è persa). Se lo stesso comportamento è adottato da una rappresentante del gentil sesso, come viene chiamata? Il comportamento in sé, fatto da un uomo o da una donna, è “morale”? La diversità di giudizio di fronte al medesimo comportamento, è “morale”? Personalmente, considero più immorale, incoerente e ipocrita la difformità di giudizio.
Quindi, perché meravigliarci se una cultura diversa ritiene i nostri comportamenti immorali? Quante volte, nei commenti relativi a casi di stupro, si è sentito “però se l’è cercata!”. O la giustificazione “è stata solo una ragazzata, e lei provocava”. Siamo noi i primi a ritenere immorali certi nostri comportamenti, ma non accettiamo che ce lo dica qualcun altro.
Alcuni nostri amici missionari (religiosi e laici) erano in viaggio in Algeria. Un viaggio di “lavoro”, in auto con autista locale, musulmano, che a intervalli regolari si fermava per le sue preghiere. Dopo un po’, l’autista chiese: “ma se voi siete religiosi, perché non pregate mai?”
Certamente, ci sono modi differenti di esprimere la propria cultura e le proprie tradizioni, ma differente non implica un giudizio di merito, del tipo "giusto" o "sbagliato".
Come possiamo chiedere rispetto, se i nostri comportamenti non riflettono il nostro pensiero ma anzi lo contraddicono? 
Se la nostra tradizione è cattolica, se ci opponiamo a qualsiasi ipotesi di laicità (pratica), se affermiamo che "la religione ufficiale in Italia è il cattolicesimo (falso)", perchè le chiese si svuotano? perchè diminuiscono i matrimoni in chiesa? perchè non ci sono più vocazioni e i seminari chiudono? Non c'è contraddizione in tutto ciò?
Se siamo pronti a manifestazioni oceaniche per un terribile atto terroristico avvenuto in Francia con 12 morti e nello stesso momento ignoriamo quasi completamente i più di 20.000 (ventimila) morti fra Nigeria e Cameroun causati dagli stessi terroristi, non diamo un'impressione di "due pesi, due misure"? E potremmo dire la stessa cosa per i 2.500.000 morti (sì, due milioni e mezzo!) del Congo, fra il 1998 e il 2003, per una guerra (definita “guerra mondiale africana”) determinata dalla brama di controllo di diamanti, oro e coltan (no coltan, no cellulari!) e passata come guerra tribale/religiosa.
Come ha detto un esperto in comunicazione: la morte di un bianco fa notizia, quella di mille neri non merita di essere pubblicata. ma anche neri ed islamici sono connessi con il mondo e notano certe differenze.
Attualmente vivo in un paese per un terzo musulmano, per un terzo cristiano (non soltanto cattolico) e per un terzo non si sa bene cosa. Sono più visibili e numerose le chiese delle moschee. Si lavora fianco a fianco e nessuno (ma proprio nessuno) chiede mai quale sia la religione del suo compagno di lavoro o vicino di casa o interlocutore. l'unico tentativo di proselitismo che mi sono sentito rivolgere è provenuto da un Testimone di Geova. E non mi sembrano di ispirazione islamica. Le persone vengono valutate (non sempre in maniera corretta!) per ciò che fanno, non per ciò che sono. Molti occidentali approfittano della diversa cultura per stringere "affettuose amicizie" con gli autoctoni, meglio se dell'altro sesso, senza che questo susciti particolare indignazione. Qualche commento salace, certamente. Sulla costa, ci sono anche casi di "turismo sessuale", ma non ci sono titoli a tutta pagina sui quotidiani. (e non c'è neanche una lega che ne farebbe forte argomento di propaganda politica). 
Piuttosto, ho sentito un appartenente alla setta pentecostale (origine cristiana) usare il sarcasmo a proposito della poligamia, ancora marginalmente presente in questo paese: “qui la poligamia è ufficiale. Nei paesi occidentali è ufficialmente vietata, ma è largamente praticata. Un uomo con moglie e amante non è diverso da un poligamo. Quanti sono i figli (riconosciuti) nati al di fuori del matrimonio legale? Anche questo è un risultato della poligamia, illegale ma molto presente”. Occorrono commenti?
"E allora dovremmo ricordarci che non possiamo permetterci di lasciargli spazio, sperando vanamente che essi si ricordino che noi siamo nel nostro territorio, quello duramente conquistato dai nostri nonni, bisnonni eccetera! Sarebbe una vana speranza, perché dal loro punto di vista noi siamo i peccatori da combattere!"
Ed ecco da cosa nasce tutto il pensiero: non dobbiamo lasciargli spazio. La difesa del nostro territorio! Già a partire da un’affermazione del genere, come è possibile che gli “altri” cerchino di approfondire e comprendere (non vuol dire condividere) la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra storia, se si sentono immediatamente rifiutati?
Il post nasce dalla notizia della prossima trasformazione (per 7 mesi) di una chiesa di Venezia in moschea.
Ma come? Gli diamo anche una moschea? Naturalmente, fra i commenti compare quello classico: basta moschee! Ci vuole reciprocità! Prova a costruire una chiesa in un paese islamico!
È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici (ricordo che l’Italia si è definita paese laico, che ammette e difende tutte le religioni e che non esiste una religione di stato o ufficiale). È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? 
E comunque gli altri non sono incivili. 
In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan.  Sudan:  183 parrocchie; 347 preti; 310 suore religiose; 707 istituti scolastici; 118 istituti di beneficenza.  Nel Sud-Sudan (nato l’altro ieri) c’è una arcidiocesi, dalla quale dipendono 6 diocesi (e relative cattedrali e chiese) e così via. Esiste una chiesa anche in Afghanistan, dove i cattolici non raggiungono il numero di 100.




Certamente avete riconosciuto la prima delle due foto sopra. E' Masjid al-Haram a Mecca, la più grande moschea al mondo, in Arabia Saudita. La seconda, invece, assomiglia a San Pietro, ma è la basilica di Nostra Signora della Pace, la più grande chiesa cattolica al mondo, in Costa d'Avorio, paese al 50% musulmano. 
Provate a costruire una chiesa in paesi musulmani:

4 settembre 2012
Il re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa, musulmano sunnita, ha dato il permesso alla Chiesa cattolica di costruire quella che diventerà la chiesa più grande dell’intero Golfo persico. In Bahrein ci sono circa 65 mila cattolici (circa 5%), i cristiani sono il 9 per cento della popolazione, i musulmani rappresentano l’84 per cento.


Quante sono le moschee ufficiali in Italia? Addirittura 6 (sei), per i circa 1.500.000 musulmani ( e se i numeri non sono esatti, facciamo 2.000.000). Cosa dice la stampa vaticana (Famiglia Cristiana) a proposito della costruzione di una moschea a Milano?

“Da tempo, tra i maggiori sostenitori della necessità di una moschea c’è la Diocesi, che si è espressa in tal senso sia con il cardinal Tettamanzi, sia con il cardinal Scola. Secondo alcuni osservatori, l’ufficialità di una moschea “regolare” garantirebbe anche dai timori legati al terrorismo internazionale. Tra l’altro, è bene ricordarlo con chiarezza: non c’entrano nulla con i centomila (ma non dovevano essere milioni milioni?) pacifici musulmani milanesi, che anche negli ultimi giorni si sono esposti in marce, dichiarazioni, fotografie contro il terrorismo. L’ultima l’hanno organizzata il 21 settembre (2014), terminata bruciando le bandiere dell’Isis.” 

Toh! Che sorpresa! Manifestano contro i terroristi e contro l’islam fanatico anche in Italia! però non lo fanno tutti i sabati e quindi è insufficiente.
Forse la reciprocità c’è già stata, da parte loro. Forse dovremmo incominciare ad esercitarla anche noi. Forse in questo modo il senso totale di reciprocità aumenterebbe. Ma noi dobbiamo difendere il nostro “spazio vitale”.
"Ma nessun italiano oggi fa questi ragionamenti perché i nostri "media" non ne parlano (e di libri se ne vendono assai pochi) e i nostri politici ottengono tanti voti in cambio delle loro moschee..."
Le notizie che ho riportato le ho prese su internet, come articoli di giornali o come estratti di pubblicazioni specialistiche. Internet, giornali e libri sono media? Mi sembra quella pagina Facebook (notizie strabilianti o qualcosa di simile) che dice: Pubblichiamo ciò che neanche internet ti dice! appunto, su internet!

E quali/quanti voti i nostri politici otterrebbero?
Fino al 1992, la cittadinanza, e quindi il diritto di voto, potevano essere ottenuti dopo cinque anni di residenza continuativa nel territorio dello Stato. Questo periodo con la legge n. 91 del 16 agosto 1992, si è innalzato a 10 anni. Gli immigrati regolarmente residenti sono ammessi ai referendum consultivi locali nelle seguenti città italiane: Torino, Bologna e Roma. Anche le regioni Toscana e Friuli Venezia-Giulia hanno intenzione di inserire nei loro statuti norme che prevedono il diritto di voto agli immigrati.
Allora il ragionamento dei politici italiani è: costruisco la moschea, così fra qualche anno avrò qualche migliaio di voti in più.  Finalmente dei politici che pensano al futuro! Invece, nel presente, ci sono politici che ottengono voti (subito!) negando il diritto a costruire moschee e negando qualsiasi altro diritto agli immigrati. E cerchiamo rispetto?

E l’Italia è veramente invasa dagli islamici?
Sempre secondo la stampa vaticana (Famiglia Cristiana) e Pew Research Center, gli islamici in Italia sono poco più di 1.500.000 (circa il 2,6% della popolazione); altre stime parlano di 2.000.000 (poco più del 3%). In totale, i musulmani sono un terzo degli stranieri residenti. La comunità maggiore è quella rumena, quasi tutta appartenente alla chiesa cristiano ortodossa. Forse, per calcolo politico, sarebbe meglio costruire chiese dedicate al culto ortodosso e non moschee.
E in Europa? Per il Pew Research Center, nel 2010 erano oltre 4 milioni in Germania, 3 milioni e mezzo in Francia, 2 milioni e 869mila in Gran Bretagna. Varie stime dicono che arrivano a  20 milioni nell’Ue (popolazione totale circa 500 milioni, islamici pari al 4%) e a 60 nell’Europa geografica (750 milioni di abitanti: la percentuale sale all'8%, considerando la presenza di nazioni intere a maggioranza islamica) . 
Sale di preghiera? 8000 tra Inghilterra, Germania e Francia. Moschee? Quasi il problema non si pone, a Londra e dintorni se ne contano oltre 350, Berlino già nel 1990 aveva 3 moschee, con tanto di minareto e cupola, e ora ne ha oltre 200, Parigi ha 60 luoghi per il culto islamico, di cui 25 moschee riconosciute, Dublino ne ha 10. 
E noi ci stiamo lamentando perché, forse, da 6 passeremo a 8.

Sì! Siamo proprio invasi. O invasati?

1 commento:

  1. Come sempre molto preciso e molto interessante. L'andare dietro a quello che dicono tutti senza mai verificarne le fonti, a volte porta a degli svarioni. Ma si sa che è più facile andare dietro alla massa che remare contro corrente. Rosella

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