martedì 11 giugno 2013

Fuori da Mbalmayo

Fuori Mbalmayo ci sono molti villaggi e paesi. Quando si esce dalla città, percorrendo strade sterrate, dal fondo non proprio liscio e regolare, si viaggia in mezzo alla foresta. Ogni tanto si incontra qualche casa isolata o qualche villaggio.
Normalmente le case sono in muratura, cioè costruite con mattoni pieni e con il tetto sovente in lamiera ma anche in paglia. Si possono vedere ancora case costruite con mezzi artigianali e con l'utilizzo di materiali reperibili direttamente sul luogo della costruzione.
La tecnica di costruzione è banale ma efficace. Definito il perimetro della casa, si costruisce un doppio telaio di canne incrociate. In pratica, un telaio esterno e uno interno, separati fra loro di una quindicina di centimetri. Quindi, una serie di canne orizzontali ed una serie verticali, di altezza pari a circa 3 metri, 3 metri e mezzo. Quindi si procede a riempire lo spazio fra i due telai di argilla pressata. Una volta seccata, si riempiono gli spazi vuoti, si lascia seccare ancora e quindi, con un altro tipo di argilla, si provvede all'intonacatura che seccando diventa chiara. Naturalmente si è prima provveduto a fissare nel terreno anche i "pilastri" di legno necessari a sostenere il tetto, che in questi casi è quasi sempre in paglia. Mentre al sud questo tipo di costruzioni è normalmente a forma rettangolare, al nord è invece circolare.
Naturalmente, con le pioggie i muri si rovinano, ma è sufficiente un'attenta e periodica manutenzione per riportarli a nuovo, senza far intervenire alcun operaio. Anche i tetti in paglia, di norma, vengono sostituiti ogni 2 o 3 anni. Se lo ritengono necessario, con lo stesso sistema di telai riempiti creano la divisione interna degli spazi.
Quasi sempre, a fianco delle case c'è uno spazio destinato alle sepolture dei familiari. Infatti non vi sono cimiteri, se si escludono quelli creati attorno a qualche chiesa in ossequio alla cultura occidentali. I morti vengono sepolti nel giardino di casa, spesso con tombe in muratura, piastrellate a colro anche vivaci. A volte, le tombe sono meglio tenute delle case.
 
Più o meno in direzione nord ovest rispetto a Mbalmayo, poco oltre il villaggio di NsengNlong (se non riuscite a leggerlo siete giustificati!) è stato costruito un santuario mariano: è il santuario dedicato a Maria, Regina della Pace, realizzato dalla comunità Oasi della Pace, presente a Mbalmayo dal 1998 e che ha ultimato il santuario nel 2007. Sorge su una collina rocciosa (Nkol Maria: colle di Maria) insieme alle case che raccolgono i religiosi della comunità e gli ospiti.
Dalla collina si gode uno stupendo panorama della foresta, di Mbalmayo e del suo fiume Nyong.
Tutta la zona ispira veramente un senso di tranquillità e di pace.
Per molti occidentali credenti, il santuario è meta domenicale per la Messa. Per la cultura africana, la messa è un momento di festa e di incontro con il resto della comunità. Quindi è normale, quasi un obbligo, festeggiare con tanta musica e tanti canti. E una festa che dura poco, che festa è?
E' normale che la messa occupi un paio d'ore di tempo, a meno che non vi sia una particolare ricorrenza, nel qual caso il tempo può anche raddoppiare.
Nel santuario, invece, i religiosi sono quasi tutti occidentali e, pur non disdegnando i canti anche etnici, restano più vicini ai tempi cui noi siamo ormai abituati: un'ora, un'ora e un quarto. Ecco perchè molti occidentali da Mbalmayo preferiscono andare a messa al santuario.
Però, partecipare ad una messa africana è un'esperienza che bisogna vivere: è veramente un momento di festa e, durante i canti, accompagnati dal suono di strumenti quali tamburi, tronchi cavi, a volte batterie in piena regola, sonagli, si vedono i fedeli accennare movimenti a ritmo di musica. E spesso gli stessi movimenti vengono fatti anche dal celebrante.
E' certamente un modo di assistere, partecipare, celebrare la messa diverso dal nostro e non si può certo dare un giudizio di merito: se sia meglio uno a l'altro modo. Ma a volte penso che, forse, gli africani interpretano una festa; noi assolviamo un dovere.
 
Le foto del Santuario e il panorama.

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