lunedì 25 novembre 2013

Io puzzo

È strano come, in due località distanti circa 7000 chilometri, si possa parlare degli stessi problemi. Naturalmente con visioni molto differenti, a volte opposte.
L’altro giorno, curiosando su facebook, mi sono fermato a leggere quell’articolo de La Provincia Pavese, che denunciava il comportamento tenuto dall’autista di un autobus pubblico nei confronti di una passeggera di colore. Non appena quest’ultima è salita sull’autobus, l’autista l’ha “invitata” a sedersi negli ultimi posti: “Per come puzzi, puoi sederti soltanto in fondo!”.

E mi sono divertito anche a leggere i diversi commenti: è razzismo; no, non è razzismo; non esageriamo, bisogna dirgliele certe verità; se non si lavano, è normale che puzzino; se non sono abituati a lavarsi, devono accettare le critiche; eccetera.
Ecco, il commento più frequente era proprio questo: puzzano perché non si lavano; devono imparare a lavarsi perché sono arrivati in un paese “civile”; devono accettare le critiche soprattutto sui loro difetti e la sporcizia è uno di quelli.
Ecco, ormai sono qui da metà aprile e già qualcuno mi ha detto che “io puzzo”!
Eppure ho sempre le mie solite abitudini di lavarmi tutti i giorni, di usare deodoranti e quant’altro. Anzi, a causa del tempo e dell’umidità, i lavaggi sono più frequenti e anche i cambi di abbigliamento.
Che invidia mi fanno i muratori che lavorano qui: io cammino fra i cantieri, sotto il sole, e sudo. Loro martellano, spaccano, trasportano pesi, si muovono su e giù dalle loro scale e neanche una goccia di sudore!
Due sabati fa, gli operai che lavorano alle scuole stavano facendo, naturalmente sotto il sole, saldature di cancellate, griglie e porte in ferro. Durante la settimana avevano potuto usare i bagni delle scuole, ma di sabato era tutto chiuso. Gli ho procurato, ovviamente, la chiave dei bagni e mi hanno spiegato che l’acqua non gli serviva per lavorare, ma per bere e PER LAVARSI.
Nei supermarket, qui a Mbalmayo e ancor di più in capitale, uno dei settori più riforniti e con grandissima varietà di scelta è quello dell’igiene personale e della cura del corpo; quest’ultima soprattutto maschile. I maschi, tradizionalmente, sono quelli abituati da secoli ad esprimere tradizioni e cultura attraverso la decorazione del corpo, che non è altro che una forma di cosmesi ben curata.
Le ragazze sono abituate a cambiarsi acconciatura dei capelli anche più volte alla settimana: si aiutano a vicenda a farsi quelle classiche treccine strette e sottili, attaccate alla testa. E si possono fare solo con capelli molto puliti. Questo tipo di acconciatura aiuta a tenere lontana la polvere e lo sporco.
Durante i nostri lavori di ristrutturazione, ho scoperto che i locali maggiormente degradati dall’uso erano le docce.
C’è differenza fra le ragazze che arrivano dalla città e quelle che arrivano dai villaggi nella  foresta. Le prime si chiudono nelle docce per lavarsi; le seconde, abituate a casa loro, si lavano fuori dalle docce, nel locale toilette. Ma imparano subito. Non a lavarsi: questo lo fanno abitualmente. Imparano a usare la doccia e non il secchio!
Sono persone estremamente pulite, anche nell’abbigliamento.
Ma allora, perché quando le incontriamo sugli autobus in Italia, puzzano?
E perché dicono che io puzzo?
Per prima cosa, si può dire che siamo in grado di sentire l’odore altrui, ma non sentiamo il nostro (e parlo dell’odore fisiologico, non quello da sudore o sporcizia). Tutti noi abbiamo un nostro odore, solo che quello personale non riusciamo a sentirlo, perché ci conviviamo da quando siamo nati e ormai ci siamo abituati.
E poi, il nostro odore (e qui usciamo dal personale per entrare nei gruppi) dipende moltissimo, se non proprio esclusivamente, da ciò che mangiamo e dalla struttura della nostra pelle.
La nostra alimentazione, occidentale o mediterranea, è molto differente da quella africana o asiatica e altrettanto lo è la nostra pelle: per motivi culturali e di materie prime alimentari per quanto riguarda il cibo, e per motivi genetici e di protezione climatica per quanto riguarda la pelle. Ne deriva che gli odori che emana il nostro corpo sono molto differenti, fino a risultare reciprocamente fastidiosi.
Su un forum indiano, con lo stesso argomento olfattivo, una signora indiana si rivolge ai bianchi che vivono nel suo paese: “ma farvi una doccia al giorno è così difficile?”. Nelle Filippine hanno coniato un nuovo vocabolo: “putok”, per esprimere la particolare puzza che emanano i bianchi.
Qui, ci dicono che odoriamo di gallina lessa. A volte, i più intransigenti dicono che puzziamo di morto.
Bisogna aggiornare i proverbi: paese che vai, puzza che lasci.

Sopportiamo l’odore del nostro vicino di treno, che magari non si lava da una settimana, senza dirgli niente. Ma non sopportiamo l’odore di una pelle diversa. Sarà mica una questione di colore?

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