domenica 27 aprile 2014

Le ultime settimane

Le ultime settimane sono state ricche di avvenimenti di vario tipo.
Il lavoro procede abbastanza bene, fra alti e bassi come avviene normalmente. Sembra sempre che tutto fili liscio secondo i tuoi programmi, ma ti dimentichi sempre che da qualche parte spunta il classico sassolino che ti si infila nella scarpa o, peggio, ti si infila negli ingranaggi. Sempre nello stile delle famosissime Leggi di Murphy.
Se negli anni passati era il settore ceramiche ad andare a traino della tipografia, quest’anno che la ceramica sembra andare meglio, la tipografia ha rallentato e quindi si continua a viaggiare con il freno a mano tirato e con il fiato sospeso. Ma continuiamo a viaggiare.

Sono arrivati i “civilisti”. Termine gergale per indicare i giovani che svolgono servizio civile, inviati dall’Italia nei paesi in via di sviluppo. Il loro incarico dura un anno e il COE ne ha avuti in carico ben sei: quattro ragazze e due ragazzi. Tutti ampiamente sotto i 30 anni, provengono da Piemonte, Lazio, Toscana, Lombardia, Marche e Puglia. Quello che arriva dalla Puglia è italiano a tutti gli effetti, si chiama Adamà ed è nero, nato in Burkina Faso.
Oltre a questi sei, c’è un’altra ragazza, francese. Anche lei svolge una specie di servizio civile per la Francia, ma il suo accordo è diretto con il COE, è meno intermediato dal ministero (come avviene per i civilisti italiani) e il suo servizio durerà due anni.
I sei italiani sono (erano) destinati a Yaoundè, Mbalmayo e Garoua. A Garoua doveva (dovrebbe) andare anche Charlotte, la francese.
Come forse sapete, Garoua è diventata meta difficile e poco prudente: l’ambasciata italiana aveva inviato a tutti gli italiani residenti nel nord Cameroun un pressante invito ad allontanarsi dalle zone di confine, abbandonare i villaggi e rientrare in Italia o, in alternativa, spostarsi nelle grandi città. Tutto ciò poco prima del rapimento di due preti italiani e di una suora canadese proprio nella zona di Garoua.
Naturalmente, i “civilisti” con destinazione Garoua sono stati per ora parcheggiati da noi qui a Mbalmayo, in attesa che il Ministero degli Esteri italiano dia il suo benestare a spostarsi in quella zona. Secondo un mio personalissimo parere, non credo che questo benestare arriverà. E questo anche secondo l’ambasciatore italiano che ha detto, letteralmente: “credo che per qualche anno dobbiate dimenticarvi di quelle zone”. Il confine con la Nigeria è molto esteso e la situazione nigeriana è tutt’altro che tranquilla, soprattutto con i guerriglieri/banditi di Boko Haram che ogni tanto sconfinano in Cameroun (a proposito e per chi non lo sapesse: Boko Haram, nella lingua di quella etnia nigeriana, significa più o meno “l’educazione occidentale è peccato”). Come sempre, le valutazioni di questi gruppi sono contrastanti. C’è chi li definisce “liberatori” e chi “banditi”. Una cosa è certa: la Nigeria è diventata una delle prime potenze economiche dell’Africa e le sue ricchezze e materie prime fanno gola a molti gruppi di potere che molto spesso utilizzano le religioni o il razzismo per i propri interessi.
Comunque: per ora a Mbalmayo ci sono le due “civiliste” già destinate qui. Sono Elisa e Chiara e i loro compiti sono previsti all’interno dei complessi scolastici. Poi ci sono gli altri due italiani, Valentina e Nicola, già destinati a Garoua, dove avrebbero dovuto occuparsi delle Maison des Jeunes (se volete saperne di più, andate a cercare fra i post del maggio scorso); e Charlotte, anche lei destinata ad occuparsi delle Maison des Jeunes. Ora vedremo se potranno fare qualcosa di simile qui o se arriverà il permesso di spostarsi a Garoua, o se svolgeranno i loro compiti a distanza.

Vi ho accennato delle dichiarazioni dell’ambasciatore. Eh sì, perché, come direttore del CAA, sono stato invitato, con gentile consorte, a un cocktail a casa sua (insieme a un centinaio d’altre persone, tanto per non montarmi la testa!) per la presentazione del IV rapporto di una speciale Impresa Sociale che qui in Cameroun si chiama IMSOFER, ovvero IMpresa SOciale FERrero. Già, proprio la Ferrero della Nutella e degli ovetti Kinder, che ha aperto una fabbrica a Yaoundè nel 2007 e ora ne apre un’altra nella zona di Douala, così come ha fatto in India e in Sudafrica. Qui in Cameroun utilizza i prodotti locali, cacao, olio di palma, cocco, nocciole e frutta per fare prodotti per il mercato locale. Non è quindi il classico caso di delocalizzazione, ma proprio un nuovo mercato, con utilizzo delle materie prime locali e la produzione di prodotti simili ai nostri, ma adattati ai gusti e alle condizioni climatiche locali. Attualmente impiegano circa 250 dipendenti a Yaoundè (80% donne) e altrettanti sono previsti a Douala e l’indotto dà lavoro ad altre 5000 persone. Una parte degli utili viene accantonata e ogni tre anni viene destinata ad opere sociali: finora una scuola in Sudafrica, un centro d’accoglienza per bambini orfani in India, un reparto pediatrico in un ospedale a Yaoundè. Certamente hanno anche il loro interesse, ma contemporaneamente sviluppano l’economia locale.
Ed ecco spiegato il cocktail: bevande alcoliche e non, accompagnate da prodotti Ferrero (e anche prodotti ottimi della cucina dell’ambasciatore!), sacchettino regalo a tutti gli intervenuti contenente ovetti Kinder (qui si chiamano Kinder Joy), Ferrero Rocher, Pocket Coffee, cioccolatini al cocco, eccetera. E un bicchiere di Nutella riservato al direttore del CAA, perché ha invitato il direttore generale della IMSOFER a fare un giro a vedere le nostre ceramiche, che potrebbero essere validi contenitori per confezioni regalo. Anch’io devo fare gli interessi della impresa sociale che per ora dirigo. Chissà mai che un giorno possiate trovare la Nutella in un bicchiere di ceramica camerunese!!!

I cantieri dei lavori di manutenzione straordinaria sono chiusi! Evviva!!!
Alt. Ecco il sassolino. Anzi, è un macigno.
Nell’ultimo mese ha piovuto come non ho mai visto in vita mia. Più o meno tutte le sere, un paio d’ore se non tutta la notte. A scrosci, a cascate d’acqua, a torrenti per le strade. Non servono ombrelli o mantelle. L’unico rimedio è un tetto e aspettare.
Ma l’acqua ha fatto crollare 25 metri di muro di cinta appena rifatto.
Controllati i materiali e le tecniche utilizzate: è risultato tutto ben fatto, ma l’acqua è stata veramente fuori misura anche secondo gli standard locali e il risultato è che quel lavoro è tutto da rifare. Anche l’imprenditore era decisamente contrariato (eufemismo, bisognerebbe scriverlo con due zeta), perché per lui è comunque pubblicità molto negativa. Ma sarà ancora lui a rifare il lavoro, partecipando in parte alle spese.
E per un mese si ricomincia.

Come è stato costruito.



Come è adesso.



In mezzo a tutto ciò, metteteci anche il rilascio, finalmente, del permesso di soggiorno definitivo e la scoperta che su questo tesserino plastificato risulto aver cambiato sesso (mi chiamo AngelA) e mi hanno invecchiato di due anni, facendomi nascere nel 47. E quindi sballottamenti da un ufficio all’altro, sempre a Yaoundè e sempre in giornate differenti, fino ad avere la soluzione definitiva. Il rifacimento del tesserino? Nooo, scade l’anno prossimo (ottobre 2015), non ne vale la pena! Dovrò viaggiare e spostarmi con un foglio di carta, pieno di timbri e firme, che dichiara che la persona indicata sul permesso di soggiorno, quella indicata sul passaporto e quella indicata sulla patente di guida internazionale sono in effetti la stessa persona. Un “documento di individualità”!

E allora, dopo tutto ciò, non ci meritavamo 4 giorni di ferie?
Certo che sì! E infatti siamo andati al mare, a Kribi, dove ero stato già un mesetto fa. Ma andarci per ferie e non per lavoro e soprattutto andarci con Ica è stato certamente meglio.


  














Un bel po’ di foto le avete già viste, adesso ve ne aggiungo ancora un po’.
Questa volta siamo riusciti anche a vedere un villaggio di pigmei, ed è stato piuttosto imbarazzante per noi. Il villaggio è reale, con capanne di paglia e fuochi e tronchi per sedersi. Ma l’impressione è stata quella di andare allo zoo: i turisti che vanno a vedere gli ultimi selvaggi nel loro habitat naturale. Selvaggi che si aspettano regali (riso, biscotti, dolciumi, soldi), che intonano canti di ringraziamento, che si siedono in gruppo per farsi fotografare. E qualche foto l’ho fatta, poi ho smesso perché mi sentivo veramente in imbarazzo. Ecco ci sono le foto del villaggio nella foresta, con capanne di paglia, nella migliore e abusata tradizione africana. Con i bambini seminudi. Purtroppo nelle foto non si vedono, ma per terra c’erano anche svariati sacchettini di plastica, naturalmente vuoti, contenitori di gin e altri liquori. Perché comunque la loro vita è a metà: ancora nella foresta, ma a stretto contatto con la “civiltà”. In una contrapposizione che credo difficile da sopportare e da vivere e che forse cercano di combattere o di annegare nell’alcol.
L'arrivo al villaggio

La capanna

Altra capanna

Il mortaio per preparare l'olio di palma

La cottura dell'olio di palma

La popolazione del villaggio

I maschi del villaggio

I bambini

Giocano

O dormono

Cantano tutti assieme

Si gioca con niente
Ma arrivare al villaggio è stato un viaggio piacevole: una mezz’ora di piroga sul fiume Lobè, che poi sfocia nel mare di Kribi con le cascate che vi ho già fatto vedere. A un certo punto, in mezzo al fiume, un isolotto di una cinquantina di metri quadri, piuttosto piatto e con un paio di alberelli. E’ l’isola di Yannick Noah. Ve lo ricordate? Un tennista piuttosto famoso negli anni ’80, poi cantante. Noah è camerunese e ogni tanto torna qui, se ne va sull’isola e ci resta tutto il giorno e la notte, da solo, a riposarsi e meditare.
Il nostro barcaiolo





L'isolotto di Yannick Noah

L'isolotto e un'altra piroga di turisti. Milanesi!
E la permanenza a Kribi è stata altrettanto piacevole. Un alberghetto senza pretese, con qualche intoppo tecnico (sciacquone non funzionante, rubinetti intasati dalla sabbia e dal calcare, doccia che manda acqua da tutte le parti tranne che dove vuoi tu), ma con aria condizionata, vista sul mare, spiaggia quasi in camera, sciabordio delle onde a cullarti durante la notte.

L'alberghetto

Un pezzo di spiaggia

Spiaggia

Vicini di ombrellone

Rientro dalla pesca

Piroga

Il tronco non era proprio dritto

Pesce avanzato

Anche lui sulla spiaggia




Pescatore

Spiaggia

Spiaggia e mare

Pescatore che ripara la rete

Venditore ambulante


E parte della sua mercanzia

E pesce!!!
Tanto, fresco, buono, ben cucinato.
Siamo andati al mercato del pesce, dove arrivano le piroghe appena tornate dalla pesca e dove, naturalmente, ti vendono pesci di tutte le qualità e taglie, oltre a gamberi, aragoste e altre leccornie della stessa razza.
Il porto





A fianco del mercato del pesce ci sono una ventina di box, uno a fianco dell’altro, ciascuno con una cucina all’aperto e quattro/cinque tavoli. Aperti e funzionanti da mattina a sera. Ordini quello che vuoi (prodotti del mare, ovviamente) e te lo cucinano al momento.
Ristorante e cucina
La terza volta che ci siamo andati e oramai avevamo fatto amicizia con cuoco e cuoca, quest’ultima ci ha accompagnati ai banchi vendita del pesce e lì abbiamo scelto cosa farci cucinare: scelto, preso, portato in cucina e messo sulla griglia. Un chilo e mezzo per due pesci: Ica ha optato per una orata da 6 etti, io mi sono affidato all’esperienza della cuoca, che mi ha consigliato un “dossu” (o qualcosa del genere). Era veramente ottimo. E tanto. Così come sono stati ottimi i gamberi, presi in due altre occasioni: una sempre al mercato del pesce e l’altra durante il tour in piroga e questa volta i gamberi erano di fiume. La porzione standard è a peso o a numero: mezzo chilo o 60.
Solo per creare un po’ di sana invidia: in euro, un pranzo di pesce o gamberi (nelle porzioni che vi ho detto prima), accompagnato da birra, patate fritte e/o plantines fritte, viaggia fra i 6 e i 7 euro. Se si vuole anche la frutta, ci sono gli ambulanti che passano fra i tavoli e vendono banane e manghi: tre banane 200 franchi (35 centesimi); 2 manghi 100 franchi (15 centesimi).


Gamberi per due
La cuoca
Orata
Parte del "dossu"
Patatine e plantines
Gamberi e contorno
Barcaiolo e nell'occasione cuoco
Naturalmente, essendo Pasqua, abbiamo seguito anche la funzione religiosa del sabato sera, presso la Cattedrale di Kribi. E' a fianco del porto dei pescatori ed è nello stile di un popolo di pescatori. La Messa del sabato sera è stata un po' fuori dalle nostre abitudini e non siamo riusciti a comprendere tutto, perchè le letture (ben nove!) sono state fatte in francese (una), in inglese (un'altra) e in dialetti locali (le altre sette). Inoltre c'erano anche i battesimi dei nuovi cristiani, una mezza dozzina di giovani. In pratica, la funzione è iniziata alle otto di sera ed è proseguita fino a mezzanotte.


















E poi, purtroppo, il ritorno. Con tanti venditori, sulla strada, di “viande de brousse”, cioè carne di foresta o selvaggina: serpenti, porcospini, antilopi, pangolini e, questa volta, anche un coccodrillo. Non abbiamo preso niente, sia perché non vogliamo alimentare questo tipo di commercio, non solo illegale ma molto dannoso per l’ecosistema, sia perché non abbiamo l’attrezzatura adatta per cucinare un coccodrillo! E neanche le conoscenze per pulirlo o tirar via bene la pelle per farne scarpe o borsette!

1 commento:

  1. Come al solito l'ho letto in un fiato. Foto che mi fanno sognare e spesso invidiare. Ica la trovo in forma smagliante, tu anche , ma basta perdere chili, ormai hai raggiunto il peso forma. Continuate a regalarci questi momemti così diversi dalla nostra quotidinità. Un abbraccio a tutti voi, Rosella.
    p.s. adesso che siete stati all'ambasciata non montatevi la testa!

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