sabato 29 marzo 2014

Tour di lavoro (e non solo)

Tornato. Fatti i previsti 1000 chilometri, viste le persone che dovevamo vedere, presi alcuni accordi, aperte alcune possibilità. Insomma, un viaggio tutto sommato positivo e incoraggiante per le attività del CAA.
Anche i 1000 chilometri non hanno pesato più di tanto. Capisco perfettamente che qualcuno stia pensando: “1000 km in 6 giorni, cosa vuoi che siano? Neanche 200 in media al giorno!”.
È vero, ma condizioni del traffico e delle strade sono completamente differenti: la velocità media che si può tenere, quando tutto va bene, non supera i 60/65 km all’ora; sulle “autostrade” (chiamate così solo perché si paga il pedaggio) si può incappare in un camion stracarico che in salita non riesce a superare i 20 km e tu resti dietro di lui per parecchio tempo per mancanza della visibilità necessaria per un sorpasso. Naturalmente, secondo una delle leggi di Murphy, quando non puoi superare non passa nessuno nell’altro senso; quando invece le condizioni di visibilità sono ottime, la corsia opposta è intasata.
Ma abbiamo viaggiato bene, con una berlina presa a nolo e quindi non con il solito pick-up: più comodi, con qualche confort in più e con qualche spesa in meno.

Il Centro (nel quale è inserito anche il CAA) possiede tre auto e un camion. Lasciamo perdere il camion e una delle tre auto, riservata a un personaggio particolare e quindi mai a disposizione. Restano i due pick-up. Ma impegnarne uno per quasi una settimana e lasciare una sola auto al Centro mi è sembrato fuori luogo. Inoltre, l’utilizzo delle auto del Centro non è gratuito: chiunque le utilizzi deve pagare un tot a km, per garantire le necessarie manutenzioni e per cercare di accantonare ciò che serve per eventuali sostituzioni. Naturalmente oltre al carburante. Fatti quattro conti, è risultato che per il CAA in questa occasione era più conveniente noleggiare un auto.
E qui si incomincia a vedere la diversa organizzazione e mentalità. Non esiste un servizio di noleggio auto così come lo conosciamo in Italia. Almeno, non a Mbalmayo. Ci si rivolge al meccanico abituale, gli si chiede se ha un’auto a disposizione, si contratta il prezzo e si aspetta che lui porti la macchina.
Accordati per le 8 di giovedì mattina.
Alle 8 e mezza, prima telefonata per capire perché non era ancora arrivato. “sono già per strada, arrivo subito!”. Il “subito” si è trasformato nelle 9,30, perché ha avvisato che si era dimenticato della ruota di scorta e quindi è tornato indietro a prenderla. Poi ha fatto di fronte a noi il controllo che tutto fosse in ordine, accorgendosi che, perbacco, libretto di circolazione e assicurazione erano rimasti in ufficio. Corri a prenderli. Ok, possiamo partire? No, forse è meglio che passiate in officina, perché i freni anteriori sono troppo consumati, ma ci mettiamo 15 minuti a cambiarli.
Vi risparmio il resto. Finalmente, alle 11,30 ci siamo potuti mettere in viaggio!!!
Lasciando perdere il fatto che il nostro primo appuntamento era alle 10 e mezza a Yaoundè. Ci siamo arrivati all’una, ma sembra che in pratica se lo aspettassero. In tutta l’Africa gli appuntamenti sono fatti per indicare un periodo della giornata, non un’ora precisa! Non è proprio così, ma spesso sì.
I nostri punti vendita di Yaoundè hanno apprezzato (per ora a parole, poi vedremo i risultati) alcune modifiche della produzione, più orientata a oggetti di taglia medio/piccola e con caratteristiche più adatte ad acquirenti di passaggio, quelli che cercano i souvenir.    
Ma ho avuto anche la possibilità di vedere un’altra faccia del Cameroun, quella imprenditoriale di alto livello.
Siamo andati a fare promozione delle nostre attività presso CRTV, una delle prime reti televisive del Cameroun. Un edificio circolare di una decina di piani, inserito in un parco ben curato e sorvegliato, con ampi parcheggi interni, controllo degli accessi, consegna dei documenti di identità e rilascio del badge di accesso, sale d’attesa confortevoli e ben tenute, aria condizionata e musica soffusa. Cordialità e attenzione. Decisamente piacevole e nulla da invidiare a nostre omologhe imprese.
E poi, l’appuntamento con due poetesse. Cosa c’entra la poesia con la ceramica? In effetti nulla, ma le due poetesse sono anche responsabili della comunicazione della Fondazione Roger Milla, che si prodiga in attività a sostegno dell’infanzia camerunese. Forse qualcuno di voi ricorda il nome Roger Milla: ex calciatore della nazionale camerunese, l’unico che è riuscito a partecipare a tre campionati del mondo e, nell’ultimo cui ha partecipato, a segnare e guadagnare riconoscimenti come il calciatore più anziano che avesse segnato durante i campionati. Aveva già superato i 40 anni.
Quindi, iniziare ad avere rapporti con questa Fondazione per noi è interessante. Le due signorine ci avevano cercato per una serata culturale che si tiene in questi giorni, soprattutto per avere una sponsorizzazione: noi cerchiamo aiuto finanziario dalla Fondazione, e loro lo cercano da noi!
Forse abbiamo trovato una soluzione: noi procuriamo 3 o 4 oggetti di particolare fattura, realizzati da artisti già noti in Cameroun e in tema con gli argomenti culturali della serata. Gli oggetti verranno messi in vendita all’asta: tutto il ricavato in più rispetto al prezzo iniziale di vendita sarà devoluto alla Fondazione, oltre ad una piccola percentuale sul prezzo iniziale. Se la cosa funzionerà, noi avremo ottenuto vendite e passaggi pubblicitari sui media, loro un guadagno che potrebbe essere interessante. Se la cosa non funziona, potremo scoprire dove sono stati gli errori e correggerli per la prossima volta.
A Yaoundè, a fronte dei due giorni pieni previsti, ci siamo fermati solo un giorno e mezzo, riuscendo a ripartire intorno all’ora di pranzo del venerdì e potendo così dirigerci verso Edea senza incappare nel traffico delle ore di punta.
Edea è una città abbastanza importante soprattutto per due motivi: è un bivio da cui si può andare a Douala da una parte e a Kribi dall’altra. Douala è la città commerciale più importante del Cameroun, Kribi è invece la località turistica sul mare più nota e attrezzata. Inoltre a Edea ha sede un’importante impresa di produzione e trasformazione di alluminio. Quindi Edea è un nodo importante del sud-Cameroun. Abbiamo già un punto vendita all’interno del complesso arcivescovile e a breve ne apriremo un altro all’interno della foresteria di Alucam, l’impresa di alluminio: nel primo, vendita di oggetti in ceramica di impronta “religiosa”, nel secondo, vendita di oggetti in ceramica di impronta “laica”. Diversificazione e specializzazione. E vediamo se funziona!
A Edea passa il fiume Nyong, quello che c’è anche a Mbalmayo: non potevamo arrivarci in piroga?











Ma vi manca un’informazione che forse vi interessa: mangiare e dormire?
A Yaoundè nessun problema particolare: c’è una struttura COE e siamo stati ospiti lì per cena, pernottamento e prima colazione. A mezzogiorno ci si arrangia: un panino e un po’ d’acqua, niente di diverso dai tanti impiegati italiani nella loro pausa-pranzo.
A Edea, invece, il complesso arcivescovile possiede camere per tutte le esigenze, a pagamento ovviamente: ci sono quelle super economiche e quelle un po’ più di lusso. Quando siamo arrivati noi la disponibilità era soltanto di una camera super economica (letto e bagno esterno comune) e una camera di semi lusso (letto, bagno e doccia in camera, aria condizionata). Il mio compagno di viaggio e collaboratore, Alain, ha preferito la camera economica e io non ho voluto contraddirlo!
Cena nel ristorante dell’albergo, a base di riso (immancabile nella dieta camerunese) e pollo, preceduto da un’insalatina di pomodori, prosciutto e salsina e seguito da un ottimo ananas.
La mattina dopo, prima di ripartire, colazione a base di caffè, latte, the, pane e burro.
Destinazione Kribi. In teoria avevamo un appuntamento, ma la proprietaria dell’albergo che avremmo dovuto incontrare ci ha informato che era molto difficile: per problemi familiari era trattenuta a Douala, forse avremmo potuto vederci lì, forse no, era il caso di risentirci.
Abbiamo recuperato una lontana conoscenza di Alain, che ci ha fatto fare il giro della Kribi commerciale e, parola dopo parola, visita degli alberghi più importanti (tutti ottimi e paragonabili ai nostri migliori alberghi della riviera adriatica), abbiamo incominciato a prendere accordi sulla possibilità che questa persona diventi il nostro “agente commerciale” a Kribi. Ora si tratta di fornirgli i giusti supporti e la corretta assistenza. Ma la persona sembra piuttosto sveglia e, soprattutto, è d’accordo sul fatto che sarà pagato soltanto a percentuale sulle vendite.
E continuo ad avere smentite su ciò che mi era stato detto: quasi nessuno accetta di lavorare a provvigione, tutti vogliono uno stipendio e poi non lavorano. Molto spesso, invece, trovo uno spiccato spirito imprenditoriale, disponibile alla giusta dose di rischio.
Nell’ultimo albergo che abbiamo visitato ho avuto una piacevole sorpresa. Nella hall, in legno e luci soffuse, e sopra gli scaffali del bar (stesso tipo di arredamento e stessi impiegati/camerieri in giacca nera e cravattino, estremamente educati e cortesi) alcuni vasi in ceramica. Mi avvicino e chiedo il permesso di prenderne uno per avere conferma della mia impressione: sotto, il marchio made in Italy e la scritta “Ceramiche di Capodimonte”! Quindi, il proprietario apprezza le ceramiche ben fatte e non ha problemi di prezzo. Ottima prospettiva per il nostro agente commerciale. E un favoloso colpo di fortuna per me. Nessuno dei miei accompagnatori conosceva quel tipo di ceramica e ho fatto la figura dell’esperto conoscitore!
A Kribi, in attesa che la signora dell’albergo ci facesse sapere se riuscivamo a incontrarci o no, ci siamo permessi un po’ di turismo. Il posto ne vale veramente la pena: belle spiagge, begli scorci, ottimo mare, vicinanza a villaggi di pigmei (purtroppo non ho avuto l’occasione di fare una visita), una serie di cascate del fiume Lombo che si gettano direttamente nel mare. E poi, che non guasta, pesce freschissimo e gamberi ancora più freschi.
Abbiamo trovato una guida, un ragazzo che gestisce il suo “ristorante” sulla scogliera (lo vedete nelle foto), che ci ha proposto un giro in piroga sotto le cascate, il passaggio da un parte all’altra della foce del fiume e, naturalmente, il pranzo a base di gamberi. Che dovevano essere freschi e quindi è andato a prenderli nel momento in cui ci siamo messi a tavola. Gamberi di fiume, accompagnati non soltanto da acqua e succhi di frutta (comunque siamo al lavoro, meglio evitare alcoolici) ma dalle abituali plantines fritte e da una novità: un frutto grande come un melone, dalla buccia verde spessa e dura. Si toglie la buccia e si tolgono i semi interni: l’aspetto finale è quello di una mela molto grossa, tagliata a fettine che si friggono anche loro, quasi fossero delle frittelle di mele senza pastella. L’ho trovato ottimo.
E, a sera, pesce alla brace secondo l’uso camerunese. Vai nella strada dove ci sono bar e altre boutiques e, sulla strada, persone con braciere che ti cucinano il pesce al momento. Scegli il pesce che vuoi, contratti il prezzo e dici in quale bar ti siederai. Al bar ordini da bere, dopo esserti procurato, in un altro negozio, il pane. Dopo poco, arriva il pesce alla brace, accompagnato da plantines o manioca e piment (salsa piccante). Il servizio consiste nel piatto dove è stato messo il pesce e da una bacinella piena d’acqua per lavarti le mani. Perché le posate non ci sono: si mangia con le mani, così come le bevande (è sera, una birra fredda) si bevono a canna. Alla fine, paghi le bevande al bar e il pesce a chi te l’ha cucinato. Il conto totale? Per un pesce di circa un chilo, birra, contorno e pane, l’equivalente di circa 3 euro e mezzo. E fai in fretta ad abituarti a mangiare e pulire il pesce con le mani. Esempio di ottima cooperazione: chi offre il tavolo ti vende le bevande; la cucina non ha bisogno di sovrastrutture, si monta alla sera e si smonta all’ora di chiusura; il pane te lo compri in panetteria; bevande e pane che non consumi  te li porti a casa. Nessun avanzo e nessuno spreco; nessun rischio di perdita di posate. Può sorgerti il dubbio che il piatto dove ti servono il pesce non sia sterilizzato, ma ho visto che sono molto attenti nella pulizia delle stoviglie. E poi il pesce è di una tale freschezza e di un tale sapore che dimentichi il resto.
Per dormire non abbiamo avuto la stessa fortuna di Edea: Kribi è in pieno sviluppo turistico. Gli alberghi sono abbastanza cari, ma ci sono sistemazioni decisamente economiche. Molti abitanti del posto stanno trasformando parte delle loro case in camere per turisti. Per ora ti offrono un letto (con adeguata zanzariera) e un fac-simile di bagno: c’è il water e un bidone pieno d’acqua, con la necessaria dotazione di due secchielli, uno più grande dell’altro, per prendere dal bidone la quantità che di volta in volta ti serve. Però, se hai fortuna, la camera è a picco sul mare.
Il giorno dopo, domenica mattina, partenza da Kribi per andare a Douala, via Edea. E qui ci siamo fermati un attimo alla ricerca di un caffè. In un bar abbiamo chgiesto caffè e latte e ci siamo trovati, all’alba delle 11,  a fare la cosiddetta “prima colazione” alla francese: una baguette a testa, tazza di caffè (più o meno, certamente non l’espresso all’italiana), acqua e omelette al prosciutto. E così abbiamo risolto sia colazione che pranzo!
Entrare a Douala in giorno festivo è decisamente più piacevole che farlo in giorno lavorativo e nell’ora di punta: poco traffico, pochissimi camion, insomma un piacere!
Ci siamo diretti subito alla Cattedrale. Non tanto per motivi religiosi, quanto perché ci avevano informato che ci sono delle camere e che il prezzo è uno dei più abbordabili di Douala. Ed è così: camere abbastanza spaziose, letto a una piazza e mezza (pare sia l’abitudine in Cameroun), aria condizionata, servizi in camera, compresa l’acqua calda. Unico difetto: a volte c’è interruzione nell’erogazione dell’acqua e tu sei lì, con la tua bella doccia a disposizione, ma senza acqua!!
Nella stessa giornata di domenica, visita al nostro punto vendita più produttivo, formalità burocratiche e contabili, caffè Illy espresso (!!!), soliti convenevoli di rito. Ritorno alla nostra stanza, doccia (l’acqua in quel momento c’era) e uscita per cena, come a Kribi: pesce alla brace per strada, se possibile meglio che a Kribi.
Lunedì passato quasi totalmente ad imparare le caratteristiche artistiche di Douala: visita al museo (privato) di arte moderna Doual’Art, scambio di chiacchiere con il direttore e appuntamento per il pomeriggio, per valutare ipotesi di collaborazione artistica (che dovremmo riuscire a fare). E poi visita a un particolare negozio che vende oggetti per gli artisti: dai pennelli alle tele ai colori e, ciò che più mi interessava, agli accessori per la realizzazione di monili. Le nostre mascherine etniche in ceramica diventeranno delle discrete (nel senso di delicate non appariscenti) collanine, completate da fermagli in legno o osso, apprezzate in questa fattura dai nostri rivenditori. Perché non veniva fatto già? Non lo so.
Cena ancora nello stesso modo, ma con una variazione per me: stavolta, invece del pesce, carne alla brace. Invece di variazione è risultata un’aggiunta: causa incomprensioni linguistiche, sono stato costretto a mangiare prima la carne alla brace e poi anche il pesce. Non vi dico che fatica!!!
E finalmente, la mattina dopo, l’Appuntamento! Il più importante del tour, presso una delle più importanti banche del Cameroun, per cercare di ottenere l’ordine per la realizzazione dei loro “regali di fine anno”. È una abitudine abbastanza frequente e la commessa normalmente è importante, soprattutto se viene da imprese di questo calibro. Roba che potrebbe aumentare il tuo fatturato dell’anno di un buon 40%.
Anche qui, palazzo di una decina di piani, aria condizionata, uffici ampi e spaziosi (almeno quelli dei dirigenti), usciere che ti accompagna nell’ufficio giusto dopo aver controllato la tua identità e il fatto che sei atteso e rapporti molto cordiali (e spero fattivi) con il dirigente in questione e la sua assistente.
E il tour è finito: rientro a casa, tutto sommato soddisfatto comunque vadano a finire i contatti. Abbiamo posto le basi per una importante diversificazione della produzione: di quantità (e qualità) per aumentare i guadagni; di pezzi unici e molto artistici per aumentare la notorietà. Per me, inoltre, un'altra grossa dose di apprendimento su un paese sempre più interessante e contraddittorio.
Ciao a tutti.


4 commenti:

  1. Mentre leggevo mi sentivo lí con voi. Grazie per questa bella settimana. Alla prossima.Rosella

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  2. Bellissimo resoconto! E poi si capisce che esperienze di questo tipo non si possono fare attraverso il turismo tradizionale: il fatto di immergersi in una realtà diversa passa attraverso il vivere quotidiano e i "piccoli momenti" della vita di ogni giorno. Ben diverse (ma interessanti comunque) le visite di pochi giorni a monumenti, chiese e luoghi tipici, ma questa è tutta un'altra cosa!
    Tanti saluti!
    Stefano

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  3. Ho letto con il solito interesse il lungo e particolareggiato resoconto di viaggio, ma anche con un po' di invidia: vita, natura e... gamberi! Auguri perchè tutti i progetti vadano a buon fine!
    Giovanna

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