venerdì 27 febbraio 2015

Arrivi e partenze

Questo inizio d’anno è caratterizzato da un via vai di persone che, con differenti motivazioni, arrivano o partono.
C’è chi viene in visita, anche solo per un giorno o due e poi, naturalmente, riparte.
C’è chi approfitta di un periodo di riposo dal suo lavoro e lo trascorre qui da noi, per fare un’esperienza e poi decidere se potrà impegnarsi per più tempo e con obbiettivi più definiti.
C’è chi arriva perché nasce un nuovo progetto e occorre seguirlo. E qui parliamo di permanenze di parecchi mesi o anni.

E occorre organizzare il servizio di “presa e consegna” all'aeroporto, secondo gli orari che variano a seconda delle compagnie aeree utilizzate e che si collocano fra le sei di pomeriggio e le quattro di mattina; occorre organizzare il pernottamento, che sia per un giorno solo o per anni; occorre contare, a mezzogiorno e sera, quante saranno le persone presenti a cui preparare pranzo e cena. A volte sembra un gioco di incastri: questo lo metto qui e l’altro là, domani sposto tizio e metto caio, quando caio riparte tizio torna al suo posto, se nel frattempo non è arrivato sempronio; devi ricordarti che possono esserci diete particolari o esigenze di salute. E il tutto considerando che non abbiamo lo staff di un albergo o di un ristorante! E che per molti di noi queste attività si aggiungono al normale lavoro quotidiano.
Andiamo per ordine cronologico (se non sbaglio qualcosa).

Quando ancora noi due eravamo in Italia, è arrivato Don Adriano. Ve ne ho già parlato nel passato. Ha superato gli 80 anni e la sua base abituale è a Garoua, nel nord. Per motivi di salute, nel periodo secco e caldo non può più fermarsi a Garoua e quindi “sverna” a Mbalmayo: di solito da metà dicembre a metà marzo. Magari fa anche un salto in Italia, per verificare se le condizioni sanitarie sono stabili o se deve adottare qualche altra precauzione. È capace di mettere le mani dappertutto e quindi, quando è qui, si dà da fare per lavori di idraulica o di ferramenta o di falegnameria: dalla serratura da cambiare alla pompa dell’acqua o al ripristino di un tavolo da ping pong. Ha un rapporto particolare col cibo: non rifiuta nulla e gli va bene tutto, basta che ci sia da mangiare. Se lo vedi muoversi e dirigersi verso la cucina, vuol dire che sono le 13 o le 20. Controlla che tutti si siano serviti e, qualora veda che qualcosa è ancora nei piatti di portata, si preoccupa che non restino avanzi magari difficili da gestire e trasferisce tali avanzi nel suo piatto.

A cavallo fra fine e inizio anno sono arrivati i Clown, come tutti gli anni. Una decina di giovani e meno giovani che utilizzano parte delle loro ferie per venire a fare animazione qui a Mbalmayo, con i bambini e ragazzi di quartiere e con i carcerati: giochi, canti, risate, sempre con il naso posticcio rosso in viso o appeso al collo. È il loro distintivo. Quest’anno non li ho visti, erano altre persone rispetto all'anno scorso e non posso dirvi molto di più.

A inizio anno sono arrivati Davide, Francesca, Jacopo e Elisabetta: papà, mamma e due gemelli di poco meno di sei anni. Si fermano fino alla fine di giugno. Davide ha il compito di impiantare la parte amministrativa e procedurale di un progetto complesso, finanziato da UE e Ministero degli Esteri italiano, destinato a migliorare le condizioni (spesso disumane) delle carceri in Cameroun. È un progetto che si sviluppa in più zone del Paese, ma il collettore amministrativo è qui a Mbalmayo: il coordinamento di tutte le attività, l’aderenza al progetto così come è stato approvato dalle due istituzioni, la stesura delle procedure operative, la raccolta delle pezze giustificative, i rendiconti periodici, la gestione finanziaria dei tanti soldi che verranno utilizzati. La moglie, Francesca, dà un aiuto in casa, andando a fare la spesa o altro, e si occupa soprattutto dei due figli, Jacopo e Elisabetta, che sono stati iscritti alla nostra scuola elementare. Così, quando torneranno in Italia, potranno farsi belli perché loro sono già a scuola, mentre gli amichetti sono ancora all'asilo. Davide, come tutti quelli che devono fare un lavoro come il suo, non ha un compito facile: deve dettare delle regole e far sì che vengano rispettate, in un ambiente dove spesso le regole sono un “optional”. Vengono da Bologna ed è un piacere sentirli parlare con la loro classica intonazione dialettale. Jacopo e Elisabetta si sono adattati benissimo con i loro nuovi compagni di scuola. Come tutti i bambini della loro età, difficilmente stanno fermi e quieti. A mezzogiorno i bimbi mangiano a scuola, mentre Davide e Francesca pranzano con noi. A cena, invece, se ne stanno tutti e quattro a casa loro (vivono nella casetta a fianco dell’asilo, dove io e Ica siamo stati in primavera 2013), perché i bimbi vanno a letto presto: la sveglia è mattiniera, perché bisogna essere a scuola per le 7,30. Ma il sabato, la domenica a mezzogiorno e nei giorni di festa stanno tutti e quattro con noi: “mangiano al ristorante”!

Contemporaneamente a questa simpaticissima famiglia è arrivato anche Angelo (Angelo 2!), che si fermerà 3 anni. Anche lui è legato al progetto carceri. Quando Davide e famiglia torneranno in Italia, Angelo dovrà raccogliere e ordinare tutta la documentazione che sarà prodotta nell’ambito del progetto, controllarne l’esattezza formale, mantenere i rapporti con Davide, e così via. Sembra una persona schiva e timida, si fa fatica a coinvolgerlo nelle attività della Casa. Ogni tanto esce con i civilisti, a bere una birra o sentire un po’ di musica. Nonostante la sua timidezza, sembra che abbia intrecciato una “profonda” amicizia con una ragazza del posto. Forse è per questo che ogni tanto, specie nel weekend, scompare e non dà notizie di sé.

Sempre nell’ambito del Progetto Carceri, ha fatto una visita (tecnica) anche Dario, che in Italia si occupa del settore amministrativo del COE: verifica sul posto della parte amministrativa del progetto, definizione dei rapporti amministrativi Italia/Cameroun, controllo che tutto sia in ordine e, approfittando dell’occasione, quattro chiacchiere anche con gli altri volontari COE per raccogliere commenti, esigenze e magari qualche critica. Si è fermato una decina di giorni, ma era contento di essere tornato: nel passato, qui si era fermato per anni.

È arrivato anche Prashant Cattaneo, indiano di nascita, ma italiano da quando aveva 10 mesi.  È vice presidente di COE Barzio. Anche lui con una pregressa esperienza  qui in Cameroun, dove ha rivisto vecchie amicizie. Ha passato molto tempo a Douala, per vedere come procedono le attività di apertura e partenza di LABA, Libera Accademia di Belle Arti. È un’iniziativa di un artista italiano, Roberto Dolzanelli, che ha già aperto da tempo la sede principale a Brescia e una succursale in Cina. Ora lo fa qui in Cameroun, con l’assistenza amministrativa e burocratica del COE. Prashant naturalmente è stato anche a Yaoundè e qui a Mbalmayo. Anche lui si è fermato una decina di giorni in Cameroun.

Per l’inaugurazione di una nuova chiesa a Garoua (e senza problemi in una zona dove i musulmani sono maggioranza!) sono arrivati anche Don Antonio Novazzi, direttore della Pastorale Missionaria della Diocesi di Milano, e Monsignor Mario Delpini, vescovo ausiliare di Milano e segretario della Conferenza Episcopale lombarda. Il primo, che conosco ormai da un po’ di tempo, è persona molto simpatica e attenta a problemi e opportunità che si presentano in tutto il mondo. A volte non è facile trovarlo, perché passa da Milano al Cameroun, o in Brasile, o in Asia, ripassando da Milano per svolgere un po’ di lavoro d’ufficio e cambiare i contenuti delle valigie. Purtroppo, proprio per incastrare i differenti impegni e sfruttare al meglio il tempo, hanno deciso che gli orari migliori dei voli erano quelli proposti da Air Maroc, con arrivo all’aeroporto di Yaoundè alle 4 di mattina! Non si sono fermati molto tempo: dal 16 al 22 febbraio, certamente passando molte più ore in spostamenti da una località all’altra che in permanenza nelle differenti località.

Anche Don Adriano è andato all’inaugurazione della chiesa di Garoua: partito il 18 (o il 19, ho perso i conti) e ritorno il 22.

Infine, è arrivato anche Paolo Caporali, altro membro del CdA di COE Barzio. Da qualche anno non si vedeva nessuno delle alte sfere italiane e in pochi mesi sono arrivati in 4! Meglio così, speriamo che mantengano buone abitudini. Paolo, fra l’altro, si occupa della gestione dei “civilisti”, quegli italiani che svolgono servizio civile per un anno all’estero o in particolari attività in Italia. Come vi ho già raccontato, ce n’erano tre qui a Mbalmayo e altri tre a Yaoundé. Il loro servizio è terminato e quindi ripartono definitivamente per l’Italia. Chiara è partita domenica sera e tutti gli altri partono lunedì sera/notte.
Festicciola di saluti, baci, abbracci, promesse di rivedersi, di tenersi in contatto, qualche attimo di commozione. Un anno passato insieme, a svolgere lavori differenti, con caratteri e mentalità (e età!) differenti. Tutti hanno un età inferiore a quella dei miei figli ma, fortunatamente, nessuno mi ha adottato come “papà temporaneo”! Anche se, qualche volta, qualcuno veniva a esprimere dubbi o perplessità e chiedeva uno scambio di idee. Qualcuno si è molto ben calato nei compiti che gli erano affidati, qualcun altro se ne è inventati di nuovi. Qualcuno si è reso conto che questo tipo di esperienza è stata molto diversa da come se l’era immaginata ed è contento che sia finita. Qualcun altro ha preso atto della grossa differenza fra immaginazione e realtà e ci si è ben adeguato. Anche questa è stata una forte esperienza per noi “vecchi”: vivere a contatto di gomito, tutti i giorni, con giovani all’inizio estranei che, per forza di cose (d’età soprattutto) hanno abitudini e modi differenti dai tuoi, non è sempre facile. Ma è stata un’ottima esperienza e certamente questi giovani ci mancheranno molto.
Adesso però partono e, più o meno in coincidenza con l’ultima partenza, ci sono i ritorni da Garoua. Quindi si lascia qualcuno e si prende qualcun altro.

Ma sembra che con quest’ultima giornata si chiuda un periodo piuttosto ricco di sventolio di fazzoletti. Con la partenza dei civilisti si chiude una fase e si è pronti a riaprirne un’altra. Qualche rimpianto per ciò che è stato, qualche speranza per ciò che sarà, qualche grammo di esperienza in più, qualche legame nuovo.
Restano, almeno per un altro anno, Charlotte e Tsugu: la nostra giovane francese e il nostro compitissimo giapponese. Ma loro ormai sono “vecchi” e ci aiuteranno nell'accoglienza dei nuovi. Come Elena, arrivata una settimana fa per fare un’esperienza di due mesi di affiancamento nel College Nina, soprattutto nello scambio di esperienza e cultura nella scuola di cucina.
E si rivelano nuove coincidenze. Elena, che lavora stagionalmente in una struttura alberghiera di Spotorno. Che è a due chilometri da Noli, paese ligure che conosco da quando avevo 10 anni e che ho frequentato assiduamente per quasi 50 anni di seguito. Struttura alberghiera che, in origine, era una colonia marina per bambini milanesi e che è stata la colonia estiva di mia sorella nel lontano 1949!


Il mondo è grande, spesso diviso e lacerato. E pieno di collegamenti, coincidenze, conoscenze intrecciate che rendono ancora più assurde divisioni e lacerazioni. Essere qui o in un'altra parte del mondo, raccontarsi e raccontare, imparare e trasmettere: è un’altra piccola motivazione per fare queste esperienze. Una piccola goccia nell’incendio del mondo. Ma il mare è fatto di piccole gocce.

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