domenica 12 giugno 2016

In cauda venenum?

Ormai mancano poche settimane, potrei dire pochi giorni, alla fine di questa esperienza.
Ed è proprio alla fine di questa entusiasmante, difficile, complicata ed estremamente istruttiva esperienza che capitano fatti decisamente poco piacevoli e, sotto alcuni aspetti, inquietanti.

Sapete già che, nel corso di questi tre anni abbiamo subito qualche incidente.
Già subito, all’inizio, c’è stato il crollo del muro. Non al CAA, fortunatamente, ma comunque all’interno del nostro centro. E voi avete risposto in maniera sorprendente alla mia richiesta di aiuto.
Poi, c’è stato l’incendio al CAA: contatori dell’elettricità bruciati e distrutti completamente. Anche in questo caso c’è stata risposta da parte vostra. Certo, non potevo aspettarmi lo stesso risultato di pochi mesi prima.

Ma questi, come detto, sono incidenti. Possono capitare a chiunque. In parte è “fatalità”, a volte c’è anche un po’ di imprevidenza.

Oggi invece siamo di fronte a qualcosa di differente: non casualità, ma volontà precisa.

Siamo stati oggetto di furti.
Sì, furti. Al plurale.
Perché sono successi nella notte fra venerdì e sabato scorsi, il sabato pomeriggio, nella notte fra sabato e domenica e, ancora, nella notte fra lunedì e martedì.

Con una insistenza e pervicacia che destano stupore e tanta, molta perplessità.

Prima di raccontarvi cosa è successo, permettetemi di farvi capire alcuni aspetti “logistici”.
Primo aspetto.
Credo di avervi già detto che le case, qui, sono spesso costruite senza la soletta in cemento o mattoni del sottotetto. C’è l’intelaiatura in legno che sorregge il tetto fatto in lamiera; e un soffitto realizzato in fogli di legno, inchiodati all’intelaiatura.
Nel sottotetto corre l’impianto elettrico che poi scende nei singoli locali.
Naturalmente, e questo succede dappertutto, è necessario poter accedere al sottotetto per eventuali ispezioni o per controllo-riparazione dell’impianto elettrico. E ci sono delle aperture nel soffitto che permettono l’accesso.
Il soffitto è abitualmente a 3 metri d’altezza. Nel nostro caso forse anche una decina di centimetri in più. È assolutamente necessaria una scala
Al CAA, purtroppo, tali accessi sono stati previsti all’esterno, sulla balconata coperta sulla quale si aprono tutti gli uffici.

Secondo aspetto.
Le porte, almeno al CAA, sono spesso 2: una classica in legno a due battenti (legno pieno!); e una in ferro, sempre a due battenti. Le serrature non sono il massimo: possono essere paragonate alle nostre Yale più comuni, con due scatti di chiusura, sia per la porta in legno che per quella in ferro. È comunque un sistema di chiusura abbastanza efficiente: l’apertura dall’esterno della porta in ferro è molto difficile.
Ma serrature e porte, di sicurezza o meno, sono fatte normalmente per impedire a qualcuno di “entrare”. Non hanno la stessa efficacia se sei dentro e vuoi uscire: è sufficiente togliere i fermi della mezza porta e spingere, che tutta la porta si apre.

Terzo aspetto.
Il CAA è composto da un seminterrato e dal piano terra. Il seminterrato, naturalmente, ha i soffitti in cemento. Nel seminterrato ci sono i locali della tipografia su un lato; sull’altro lato ci sono due piccoli monolocali, che vengono utilizzati o per i volontari che si fermano un po’ di tempo o, a volte, per un neo-assunto del CAA, fintanto che trova una sistemazione in un’altra casa. Al momento in questi due monolocali c’erano un volontario e l’impiegata della contabilità

Adesso riuscirete a seguire meglio la meccanica dei furti.
Nella notte fra venerdì e sabato, i ladri sono entrati nel sottotetto attraverso l’apertura per ispezione.

Camminando sul telaio, sono arrivati all’ufficio dell’amministrazione, hanno segato un pezzo di soffitto e si sono calati nell’ufficio. Con una tenaglia hanno divelto la mascherina in ferro della serratura e hanno aperto la porta.
In amministrazione c’erano due computer e, oltre a questi, le copie delle chiavi di tutti gli altri uffici del CAA.





Hanno portato via un computer e relativo schermo; hanno aperto l’altro computer e hanno asportato un disco rigido (fortunatamente quello sbagliato, per cui non abbiamo perso i dati contabili); con le chiavi hanno aperto un altro ufficio adiacente, dove c’era un altro computer. Ma non l’hanno neanche toccato. Era coperto da due pezzi di stoffa per ripararlo dalla polvere e anche questi erano al loro posto.
Su una dozzina di chiavi a disposizione, ne hanno usate due, lasciandole sulle porte.
Risultato del FURTO 1: danni e un computer con relativo schermo.

Sabato mattina, appena informato dell’accaduto, ho subito chiamato il fabbro. Che naturalmente non era immediatamente disponibile ed è arrivato dopo circa tre ore. E non aveva neanche tutto il materiale necessario per fare delle riparazioni definitive, rimandate al lunedì.
Accompagnato dal suo apprendista, ha riparato alla meglio il portone principale. Ma non poteva intervenire sull’apertura per ispezione, perché fabbro e non falegname. I falegnami non erano disponibili.

Dopo pranzo, ho fatto un giro al CAA, un po’ per scaramanzia, un po’ per effettiva preoccupazione.
E la grande porta in legno dell’amministrazione era soltanto accostata e non più chiusa a chiave.
Il percorso utilizzato è stato lo stesso: ispezione, ufficio contabilità, altro ufficio. Oramai la strada era aperta. Sono entrati nell’ufficio dove c’era il computer protetto dalla stoffa antipolvere, hanno preso questi due pezzi di stoffa, li hanno piegati ordinatamente e appoggiati sul tavolo e si sono portati via quel computer.
Risultato del FURTO 2: un computer, con gentilezza, ordine e senza danni.

Ri-arrangiata la porta dell’amministrazione, preso tutto ciò che poteva essere ancora importante e trasferito nel mio ufficio (con porta in ferro).

Domenica mattina, questa volta soltanto con preoccupazione, altro giro al CAA.
La grande porta dell’amministrazione è chiusa!!!! Nessuno è entrato e, soprattutto, nessuno è uscito!!!
Un giro di controllo del piano ed ecco la sorpresa: attraverso le finestre, vedo che il soffitto della sala di grafica è rotto: un pannello di legno pende dal soffitto ed è lacerato. La porta è soltanto chiusa, non a chiave, basta girare la maniglia ed entro.
Disordine completo: armadi aperti, sotto il buco nel soffitto due sgabelli impilati, che permettono di arrivare al sottotetto. Ad una prima occhiata, sembra però che i computer (in totale 6), le stampanti (2), le fotocopiatrici (2) e gli scanner (2), siano tutti lì.
La porta di questo ufficio, oltre ad avere la chiusura normale, possiede anche due lucchetti esterni. Quindi non è possibile aprirla dall’interno. Come sono usciti? Passando ancora dal tetto? E perché allora la porta è aperta?






Dubbio. Accanto c’è il mio ufficio, nel quale c’è l’altra serie di chiavi di riserva.
E infatti la porta del mio ufficio è soltanto accostata, il soffitto è stato aperto e armadio e cassetti della scrivania sono aperti, con i contenuti chiaramente rovistati.
Le chiavi del mio ufficio sono soltanto a mia disposizione. La porta è stata aperta dall’interno, levando i fermi e spingendola. Poi, con le copie delle chiavi, hanno aperto anche la sala di grafica.





Nel mio ufficio hanno preso un piccolo portatile. Da un cassetto della scrivania hanno preso un hard disk esterno, ma l’hanno appoggiato sulla scrivania e lì l’ho trovato. Hanno scartabellato nei raccoglitori, lasciandone uno aperto sulla scrivania. Erano documenti contabili.
I lucchetti della sala di grafica erano appoggiati per terra, con le chiavi dentro.
Sono entrati anche nei due locali della tipografia. Non si può asportare una macchina da stampa offset: ci vuole un camioncino. Neanche la sviluppatrice delle lastre è asportabile. Hanno chiuso la porta, a chiave, e hanno appoggiato i lucchetti a terra, con le chiavi dentro.
Ho chiamato i carabinieri, les gendarmes (anzi, Ica è andata a prenderli in macchina, altrimenti non si muovono o ti chiedono i soldi del carburante); hanno fatto le constatazioni del caso e hanno detto che avrebbero dato una risposta in 48 ore.
Acquistati una mezza dozzina di lucchetti, in maniera da chiudere tutte le porte dall’esterno; e trasferito a casa nostra tutto ciò che c’era di importante.
Lunedì mattina avremmo fatto la conta effettiva di ciò che era stato portato via.
E così è stato. Due computer e uno schermo in sala grafica; un hard disk esterno. Ma hanno cercato negli armadi non si sa cosa. Hanno lasciato altri 4 computer, i due scanner, una piccola stampante da ufficio.
Negli armadi c’erano almeno una dozzina di barattoli di inchiostro da stampa, e tre regolatori di tensione (aggeggi grandi come una mezza batteria d’auto). Hanno tolto dalle loro scatole i CD dove si registrano i lavori fatti e certamente hanno almeno letto l’etichetta, visto che li abbiamo ritrovati impilati su una fotocopiatrice.
Abbiamo ritrovato anche l’hard disk, appoggiato fuori dalla finestra.
In pratica, benché abbiano portato via non poco, è molto di più ciò che hanno lasciato.
Risultato del FURTO 3: due computer e uno schermo.

Aspettiamo che i gendarmes si facciano risentire. Nel frattempo torna il fabbro, che rifà completamente le chiusure delle porte dell’amministrazione. Ora, soltanto a guardare la serratura, un ladro dovrebbe demoralizzarsi: invece della solita piattina in ferro con i due buchi nei quali entrano lo scrocco della maniglia e quello della serratura, adesso c’è un angolare da sei millimetri di spessore, lungo 40 centimetri e avvitato al legno con sei viti e un bullone centrale per lato; le teste delle viti e del bullone sono state limate. Né cacciavite né pinze possono più toglierle. Ho chiesto: “ma per eventuali riparazioni?” la risposta è stata disarmante: “fiamma ossidrica”.
È venuto anche il falegname, che ha chiuso le aperture esterne per ispezione e ne aprirà un’altra in un locale chiuso. Poi riparerà anche i soffitti rotti.
La cosa migliore sarebbe sostituire il soffitto in legno con lastre metalliche, ma a parte il costo, ne risentirebbe anche la temperatura.
Purtroppo, il CAA è troppo “aperto”. Bisognerebbe avere la possibilità (economica) di rialzare la cancellata tutto intorno all’edificio e di mettere due cancelli in ferro alla chiusura delle aperture che danno accesso al CAA.
Certamente, un guardiano notturno avrebbe il suo effetto, ma almeno uno di questi furti si è verificato di giorno.
Una volta c’era il guardiano. Quando qualcuno gli chiedeva che lavoro facesse, lui rispondeva: “vado a dormire dai bianchi”. Sovente, alla mattina, si ritrovavano i sacchetti di gin e vodka per terra, vuoti.

Martedì, verso mezzogiorno, è ritornato il volontario che occupa il monolocale nel seminterrato e che era stato a Yaoundé due giorni (lunedì e martedì) per lavoro e subito ha detto che erano entrati anche da lui. Attraverso il muro esterno!
Cioè, la “banda del buco” nella notte fra lunedì e martedì aveva fatto, con piccone e mazzuolo , un buco nel muro di quel locale ed erano entrati svuotando l’armadio. Proprio svuotato: presi tutti gli abiti e buttati per terra; preso un deodorante e buttato nel giardino; vista una videocamera e lasciata sul comodino. Sono andati via, ma hanno lasciato sul posto gli attrezzi da lavoro: piccone e mazzuolo. Anche una maglietta e un paio di calzoni corti.
Risultato del FURTO 4: un muro bucato.


 

 
Non ci siamo più accontentati dei “gendarmes”: abbiamo chiamato la polizia. Ovvero: siamo andati alla polizia, abbiamo raccontato tutto ciò che ci era successo. Il commissario ha assicurato il suo intervento e ci ha fissato appuntamento per la mattina dopo per la firma della denuncia e l’inizio delle indagini. La mattina dopo è diventato in effetti il primo pomeriggio. Dopo una breve attesa, siamo (io e Ica) stati affidati ad un “funzionario addetto alle inchieste”, l’abbiamo portato sul luogo del delitto, ha guardato tutto ciò che c’era da vedere, con non poca perplessità; ha ascoltato tutto ciò che avevamo da dire e ha verificato ciò che era stato rubato e ciò che, invece, non era stato rubato. E le sue perplessità sono aumentate.
Adesso aspettiamo, con fiducia, le indagini della polizia.

Nel frattempo, abbiamo rifatto due serrature; dobbiamo rifare, in parte, tre soffitti; dovremo ricomperare quattro computer e tre schermi; abbiamo comperato mezza dozzina di lucchetti; per sicurezza cambieremo comunque le serrature a tutte le porte. A parte i lucchetti esterni, dobbiamo trovare una soluzione per la porta del complesso amministrativo, che è un opera d’arte scolpita in legno e che non può essere nascosta dietro una porta in ferro. Insomma c’è da rivedere il sistema di sicurezza in generale e anche quello di sicurezza dei dati.
Soprattutto, dobbiamo capire cosa diavolo cercassero: soldi, merce da rivendere o informazioni di qualche tipo?
Se ci saranno sviluppi, ve li racconterò. O attraverso il blog, o direttamente di persona, fra un mesetto o poco più.
Cercate di far migliorare il tempo: qui la stagione delle piogge sta terminando, non voglio ritrovarla in Italia!

Siete tutte persone intelligenti. Non c’è bisogno che aggiunga nient’altro. Ma leggete anche le due righe più in basso.
A presto.





IBAN IT55 B031 0450 9300 0000 0004 400  Deutsche Bank

Causale: Vols au CAA (furti al CAA)

1 commento:

  1. Non c'è commento: rubare ai "poveri" e a chi dà loro una mano è ab-ominevole!
    Giovanna sorella

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