venerdì 12 febbraio 2016

Polvere

È la stagione secca.
Da quando siamo tornati non c’è stata una goccia di pioggia. Il caldo c’è, ma non è così cocente come ci si immagina quando si pensa all'Africa equatoriale.
Ogni tanto si alza anche un po’ d’aria. A volte tanta, da far volare via tutte le carte che hai sulla scrivania.
Non sai se benedirla, perché toglie l’afa.
O se maledirla, perché solleva la polvere.
Ecco, la regina è la polvere.
Polvere rossa, di terra argillosa, che non vedi tanto è sottile.
A meno che non passi, sulla strada, un qualsiasi veicolo un pochino più veloce del passo di un uomo.
Sulla strada che, nella maggior parte dei casi, non è asfaltata.
E allora la polvere si alza, si solleva, vola, rincorre il veicolo e avvolge tutto.
Gli alberi sono rossi fino a 3, 4 metri d’altezza, ricoperti di questa polvere terrosa. Pulisci il piano del tavolo e dopo un’ora è ancora ricoperto da questo velo, che vedi soltanto quando ci passi sopra la mano.
E incominci a pensare che quella roba lì te la respiri completamente: noi per qualche mese, gli altri per tutta la vita, forse.
Forse, perché si spera sempre che, prima o poi, le strade verranno asfaltate e allora non ci sarà più polvere sollevata da auto e moto e camion.
Stagione secca. Oltre alla polvere, niente pioggia e quindi qualche problema in più con l’acqua.
Il problema dell’acqua è sempre la solita contraddizione: c’è, ma non arriva in tutte le case. così come difficilmente arriva nei villaggi, che devono dotarsi di propri pozzi.
Gli impianti sono vecchi e non adeguati. Durante la stagione secca, la portata ovviamente diminuisce e così la pressione. Quanto più sei in alto, in collina, tanto più incominci ad avere problemi di pressione: dal rubinetto ne esce poca, ci vorrebbe qualcuno dietro a spingerla.
L’acqua c’è e viene dichiarata potabile. Ma.
L’anno scorso abbiamo fatto una spesa: abbiamo comperato un filtro, che abbiamo installato proprio all'uscita del contatore. Un banalissimo filtro meccanico, costituito dal classico bicchierone di vetro che contiene un cilindro rivestito da una finissima maglia: l’acqua entra nel cilindro, esce attraversando la maglia e viene così filtrata.
Ogni due settimane il bicchiere diventa scarsamente trasparente e assume un caratteristico color terra.
Noi la usiamo solo per lavare e lavarci.
Anche per cuocere la pasta, quelle poche volte che mangiamo a casa; e tutte le mattine per fare il caffè. Ma in casa abbiamo un altro filtro: un bidoncino in acciaio a due camere. Nella camera superiore ci sono tre candelotti in ceramica porosa. La camera viene riempita d’acqua, che passa attraverso i candelotti, viene ulteriormente filtrata e cade, goccia a goccia, nella camera inferiore, fornita di rubinetto.
Anche questo filtro è da pulire almeno una volta ogni 15 giorni, meglio tutte le settimane. I candelotti assumono un bel colore marroncino, da bianchi che erano e sul fondo della camera superiore si vede la famosa polvere impalpabile che striscia sul velo d’acqua.

La compagnia che ha in gestione la distribuzione dell’acqua è formata da quattro imprese marocchine, che dovrebbero assicurare distribuzione e investimenti, attraverso le bollette che incassano. Forse gli investimenti li fanno ma, nel mio piccolo, non ne vedo molti. Il tubo che porta l’acqua al CAA (Centre d’Art Appliqué) è in alcuni punti scoperto, in altri è sottoterra di una ventina di centimetri. Ogni tanto, direi tre o quattro volte l’anno, qualcosa lo rompe: bambini che giocano e ci buttano sopra qualcosa di pesante; il palo conficcato a terra per legarci la capra, che viene appunto conficcato senza badare molto a cosa c’è sotto; ruggine e corrosione. Insomma, si rompe. E l’acqua non arriva più. La rottura avviene immancabilmente prima del contatore, ma l’usanza è il faidate: trovata la falla, ci si arma di pezzo di tubo e colla, e si ripara. In mezz'ora il problema è risolto. Perché, se chiami la CDE (Camerunaise des Eaux -  Camerunese Delle Acque), arrivano con calma e, per prima cosa, ti informano che la riparazione è a tuo carico (anche quando la rottura è a monte del tuo contatore) e anche il costo dell’acqua persa. 
Non è vero, ma ci provano: spesso funziona, la mancanza di informazione fa sì che i camerunesi credono a ciò che dice L’AZIENDA. Se l’azienda dice che devi pagare tu, sarà vero. E poi impari ad arrangiarti, senza dire niente alla CDE.
D'altra parte, se incassi le bollette, non fai investimenti e le riparazioni le fai pagare agli utenti, il guadagno si alza. Più o meno avviene lo stesso per Eneo, che gestisce l'elettricità: la maggioranza dell'azienda è inglese.

Da quando l’ospedale ha aperto il “forage” (un buco per terra, fatto da una trivella che contemporaneamente infilava un tubo, in modo tale da raggiungere la falda sotterranea a circa trenta metri di profondità, un lavoro di un paio di giorni) e ha piazzato un rubinetto disponibile al pubblico, tutte le mattine e la sera c’è la teoria di abitanti del quartiere che viene a prendere l’acqua.
Alla mattina ci sono soprattutto bambini e ragazzi (di entrambi i sessi), prima dell’orario scolastico: riempiono bottiglie, secchi, bidoni, pentoloni da comunità e tornano nelle loro case. Lo rifanno a metà pomeriggio, quando le scuole chiudono. Durante la giornata sono soprattutto donne, mentre alla sera si vedono gli uomini.
I bambini sono più spesso armati di bottiglie: i più piccoli, 4 o 5 anni, una bottiglia sola e cercano di imitare i più grandi, piazzandosela in testa; poi, secondo l’età, le bottiglie aumentano di numero o si passa ai secchielli, rigorosamente tenuti in testa.
I ragazzi più grandi utilizzano i bidoni, quelli da venti o venticinque litri. Se sono in coppia, riescono a portare anche i bidoni da 50 litri, o i pentoloni da comunità, quelli dove si cucina la polenta per venti persone.
Poi ci sono gli organizzati, con le carriole, che riescono a trasportare anche tre o quattro bidoni da 20/25 litri in una volta sola.
Le donne normalmente hanno i secchi, 15/20 litri: uno in testa e un altro in mano. Sull'altro braccio di solito c’è il bimbo piccolo.
Poi, più avanti nel pomeriggio, quando è finito l’orario di lavoro, arrivano gli uomini con il carretto. Non sono molti, 2 o 3. Il classico carretto a due ruote con l’asta centrale per spingerlo o tirarlo. Ci si possono caricare anche 4 bidoni da 50 litri. E poi si spinge. Per una strada leggermente in salita, piena di buche e solchi e sassi.
Ma ci sono anche i “ricchi”, che arrivano con la macchina e i bidoni li caricano nel baule.
Tutta gente che non ha l’acqua in casa? A volte sì. Più spesso prevale il fatto che l’acqua del forage è gratis, quella della CDE costa 365 franchi a metro cubo, poco più di mezzo euro. In Italia costa mediamente 1,20 euro a metro cubo, in teoria poco più del doppio. Se rapportato all'economia, in Italia con uno stipendio base si possono acquistare 1000 metri cubi d’acqua. In Cameroun con uno stipendio base si acquistano soltanto 250 metri cubi d’acqua. In pratica, l’acqua in Cameroun costa il quadruplo.

Ecco, si è alzata un po’ d’aria. Fuori si sta benissimo, ci saranno non più di 22, 23 gradi. Bisognerebbe dormire fuori.
Ma come si fa, con tutta la polvere che c’è? 

1 commento:

  1. Ancora un pezzo, molto interessante,di costume locale.
    Da aggiungere agli per fare un libro che andrebbe a ruba.
    A presto
    Giovanna sorella

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