martedì 23 luglio 2013

I ragazzi di strada

Una delle attività del COE a Garoua è rivolta ai "ragazzi di strada".
Sono bambini, ragazzi e giovani, dagli 8/9 anni fino a oltre 20, che abbandonano (o sono espulsi) dalla casa familiare e incominciano a viveere per la strada, di elemosina o espedienti più o meno legali.
Per la stragrande maggioranza sono maschi, la presenza femminile è molto scarsa. 

Il COE fornisce aiuto, assistenza, educazione e tutto ciò che è possibile per un rientro fra le mura familiari. Purtroppo può rivolgersi soltanto alla popolazione maschile, sia perchè l'intervento verso le ragazze è molto più complesso e delicato, sia perchè non ha le risorse, umane ed economiche, per gestire due gruppi separati di giovani, con strutture separate, culture differenti, esigenze diverse, educatori differenti, psicologie dissimili. E anche perchè è molto più difficile trovare educatori e psicologi di sesso femminile.
Molti di questi ragazzi sono scappati di casa perché hanno subito maltrattamenti, perché hanno rubato (la stragrande maggioranza piccole cose), perché i genitori li hanno abbandonati oppure uno dei due è morto e l’altro si è risposato con una persona che non accetta il bambino. Altri vivono in strada di giorno, ma la sera rientrano a casa. Ma purtroppo sono una minoranza. Ma, attraverso interviste, questionari, chiacchiere e confidenze, si scopre che la motivazione più frequente è "per spirito di avventura".
Che è un modo più bello e romantico di esprimere un concetto molto crudo: il futuro in casa e in famiglia è già tutto scritto e non è per niente piacevole; fuori casa sarà sicuramente più difficile, forse anche più rischioso, ma esiste la speranza o l'illusione che possa andare meglio. E comunque sarà diverso.
Il COE a Garoua ha formato una squadra di educatori che si occupa di questi ragazzi. Giocano con loro in strada, fanno loro visita ogni sera al tramonto nei luoghi che loro scelgono per passare la notte, li accolgono al centro di ascolto (La Maison des Jeunes) due volte alla settimana dove possono giocare, lavarsi e lavare i loro abiti, essere medicati, mangiare, li seguono in prigione con un programma di alfabetizzazione e sostegno giuridico.
La Maison des Jeunes è una struttura composta da spazi chiusi (pochi) per incontri e riunioni formative; e da spazi aperti (molti) comprendenti campo di calcio, di basket, cucine, lavatoi.
Accolgono i più piccoli, dagli 8 ai 14 anni, in un centro chiamato “Saare Jabbaama”, che in lingua locale significa "Casa dove si è Benvenuti", permettendo loro di ricominciare a frequentare la scuola e a vivere in un ambiente più protetto, nell’attesa del rientro in famiglia.
Ho conosciuto un ragazzino, a Saare Jabaama, che ha ricominciato ad andare a scuola e aveva da poco sostenuto l'esame finale del ciclo scolastico, classificandosi al decimo posto su duecento. 
All’interno dello stesso centro sono ospitati anche i più grandi, dai 14 ai 18 anni, che scelgono un mestiere e quotidianamente si recano alla bottega per fare l’apprendistato.
Uno dei lavori più complicati da fare con questi ragazzi è aiutarli a ritrovare la loro autostima, la fiducia in loro stessi che hanno perso vivendo per strada, dove le condizioni sono assai dure, dove bisogna lottare per sopravvivere. 

A Saare Jabbaama siamo andati insieme ad Emma, appena arrivata dall'Italia, neolaureata in psicologia, che aveva portato album da disegnare e colorare, caramelle e una discreta quantità di sorprese Kinder. Basta veramente poco per far felici dei bambini!
Alla Maison des Jeunes abbiamo assistito ad una intensa partita di calcio: giocata a piedi nudi su un campo di cemento rovinato, senza una goccia di sudore nonostante i circa 35 gradi. Quelli che non giocavano volevano farsi fare delle foto e hanno cercato (con risultati effimeri) di insegnarmi qualche parola nella lingua locale. E hanno fatto un approfondito esame, visivo e tattile, dei peli che hanno scoperto sulle mie braccia, sul torace e sulle gambe.
D'altra parte, ero io l'intruso e il diverso!

Ecco, per ora mi fermo qui. Le valigie sono pronte. Ancora poche ore e saremo nuovamente in viaggio verso Mbalmayo. Ci terremo in contatto, se siete d'accordo.

1 commento:

  1. Leggo solo ora perche' anche nella "tecnologica Italia" siamo rimasti senza Internet a piu' riprese e per piu' di 15 giorni. Un saluto dalla Cascina G.

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